nostro inviato ad Amman
«A est del Giordano, verso l’alba» (Giosuè 1:15). Nella terra dello spirito, dove antiche tradizioni collocano Adamo ed Eva e il giardino dell’Eden. Luoghi calpestati da Abramo, Giobbe, Mosè, Rut, Elia. E poi da Giovanni Battista, Gesù Cristo, san Paolo. Di certo c’è che da qui si ricostruisce l’intera saga della rivelazione divina all’uomo e lo sviluppo delle fedi abramiche. Ma anche la straordinaria avventura umana di Lawrence d’Arabia soggiogato dal deserto del Wadi Rum o la genialità visionaria dell’esploratore svizzero Johann Burckardt che convinse la sua guida beduina a portarlo lì dove giaceva nascosta Petra.
Oggi questo è il regno Hashemita di Giordania. Luogo di confine tra passato e futuro del Medio Oriente. Crocevia di religioni, culture, tolleranze e intransigenze, ferito solo pochi mesi fa dal terrore. Ma per nulla disposto a cedere. Sul trono siedono due sovrani giovani e illuminati: re Abdullah II e la moglie Rania. Nata in Kuwait da genitori palestinesi, bella, colta ed elegante sembra presa di peso da una fiaba postmoderna per essere collocata sul trono di uno Stato giovane, ma dalla crescita impetuosa. È di casa a Milano di cui è cittadina onoraria e da cui ha ricevuto l’Ambrogino d’oro.
Ieri ha ricambiato ospitando, insieme al re, il sindaco Gabriele Albertini al palazzo reale di Amman. Una visita istituzionale, ma soprattutto un incontro di lavoro visto che sul tavolo, oltre ai convenevoli, la regina che ha una laurea in Gestione d’impresa all’università americana del Cairo, ha messo subito richieste molto concrete. In testa la collaborazione alla crescita economica e soprattutto allo sviluppo immobiliare e urbanistico di Amman. «Milano - le sue parole - è la capitale del design, dell’architettura, dello stile. E i suoi cambiamenti sono sotto gli occhi di tutti». Immediata, dunque, la richiesta di architetti, ingegneri, tecnici in grado di offrire consulenze a una città che, per mantenere le sue tradizioni, affronta con difficoltà il tema di uno sviluppo di qualità. Pronta la risposta di Albertini. «Si vede - la replica - che ha potuto notare di persona quanto stiamo facendo. Dieci milioni di metri quadrati di aree lasciate libere dall’industria che a Milano stanno diventando città. Forse, magari anche con il nostro aiuto, dal deserto nascerà la nuova Amman. Modernizzazione e moderazione, due parole non a caso simili, sono il segreto di una linea politica intelligente di questi sovrani che stanno preparando per la Giordania un futuro migliore». Che, come sottolinea re Abdullah, passa per i vantaggi fiscali e doganali offerti alle imprese straniere che sceglieranno il suo Paese per sviluppare gli investimenti.
Economia, ma anche cultura. Portata ad Amman da Segio Escobar, direttore del Piccolo. Che qui a luglio proseguirà il suo viaggio nelle terre bagnate dal Mediterraneo portando, al festival di Jerash l'antica città romana dell’imperatore Pompeo, l’Arlecchino. «La Giordania - ricorda - affida alla cultura il ruolo straordinario di mettere in relazione le diversità. E il teatro è un luogo privilegiato per far dialogare le differenze. Scambiarsi gli spettacoli significa realizzare tutto ciò. E, infatti, la regina Rania sarà madrina dell’Arlecchino di Jerash».
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