«Nellislam non cè posto per i delitti donore» che sono frutto di «tradizioni arretrate». Così la regina Rania di Giordania - in questi giorni in visita a Roma - commenta, in unintervista a Vanity Fair in edicola oggi, lomicidio in Italia di Sanaa, la ragazza uccisa dal padre marocchino perché fidanzata con un italiano. «Lislam è contro le uccisioni, ed è contro il farsi giustizia da soli. Questi crimini vanno contro le leggi umane e civili, vanno contro le leggi divine - spiega Rania -. Ciò che induce a commetterli sono tradizioni arretrate: molta gente non lo sa, ma i delitti donore avvengono anche in società non islamiche» e «la religione non li giustifica». «In Giordania - conclude - avvengono ogni anno venti delitti donore, che non è necessariamente un numero alto. Ma, per me, anche uno è troppo». La ricetta per il successo delle donne, in tutto il mondo come nei Paesi più arretrati secondo la consorte di re Abdallah di Giordania è listruzione: «Dove sarei io oggi se non fossi una persona istruita? Sarei in grado di servire il mio Paese? Sarei in grado di rappresentare la mia gente? Non penso proprio».
Quanto allemancipazione femminile, «vedo che nelle nostre società le donne devono lavorare il doppio degli uomini per fare metà della carriera. Tengo a sottolineare che luguaglianza di genere è un impegno universale».Rania di Giordania La regina in Italia: «Nellislam non cè posto per i delitti donore»
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