Ranieri: canto da 40 anni perché non so nuotare

Uno show cucito su misura, un racconto che, come un abito perfetto, aderisce alla propria figura: tra musica e storie personali, lo spettacolo «Canto perché non suo nuotare... da 40 anni...» è per Massimo Ranieri un rito del tutto naturale. Quando si può sfoggiare una carriera a tal punto gratificante sul palcoscenico, salirci per cantare o per dipanare i propri ricordi è più o meno la stessa cosa. Ecco perché da qualche anno il cantante e attore napoletano (lui si definisce orgogliosamente «cantattore») dedica anima e corpo a questo show, che torna al Teatro Smeraldo questa sera e domani. Accompagnato da un'orchestra e da un corpo di ballo entrambi tutti rigorosamente al femminile, sulle coreografie di Franco Miseria, Massimo Ranieri è protagonista assoluto di un recital dove le proprie canzoni scorrono, spalla a spalla, con alcuni brani appartenenti al miglior repertorio italiano d'autore: da Franco Battiato a Lucio Battisti, da Mina a Luigi Tenco. Ogni canzone, dunque, evoca un racconto, ed ogni racconto prende la forma luminosa e in movimento di un quadro teatrale, nel quale luci, danza e musica si intrecciano senza sosta. Scritto da Ranieri insieme a Gualtiero Pierce, «Canto perché non suo nuotare... da 40 anni...» è un'ennesima occasione, per l'artista napoletano, di portare in scena tutto il suo bagaglio di fuoriclasse poliedrico. Una storia fatta di dura gavetta, in un'epoca dove la tv sembra sfornare a ritmo industriale personaggi mediocri e senza talento, la cui scadenza mediatica è pressoché analoga a quella dei cartoni del latte. Massimo Ranieri, dunque, canta, danza e recita la lunga storia della sua carriera («Ho cominciato a cantare quando avevo otto anni, per un motivo soltanto: la paura») e anche della musica italiana, aiutato da una sorta di amico immaginario (il giovane e talentuoso Emanuele D'Angelo, due volte campione del mondo di tip-tap) con il quale propone anche frammenti di «entertainment» in stile Broadway. Ranieri, infatti, parte dalla propria infanzia per raccontare il suo lungo viaggio nel mondo dello spettacolo, mentre progressivamente una figura di bambino prende forma davanti a lui. In questa lunga parabola, fitti saranno i ricordi: a cominciare dal primo disco che il giovanissimo Giovanni Calone, questo il vero nome dell'artista che però si scelse il nome d'arte di Gianni Rock, incise all'età di soli tredici anni, nel 1964, dopo essere stato scoperto nel quartiere popolare napoletano di Santa Lucia. Qui, infatti, il futuro attore e cantante si esibiva a grande richiesta per feste e matrimoni. Tre anni dopo, nel 1967, con il nome «giusto» di Massimo Ranieri, avrebbe vinto il Cantagiro tra le giovani promesse, dando il via a una scalata che lo conduce, oggi, sul palco dello Smeraldo.

Fitta sarà anche la cascata di canzoni: dalla rivoluzionaria «Se bruciasse la città» a «Mi troverai», dalla celeberrima vincitrice di Sanremo «Perdere l'amore» a «Erba di casa mia», per finire con i classici di illustri colleghi, come «Vita spericolata» di Vasco Rossi, «Il cielo in una stanza», «La cura», «Almeno tu nell'universo».
Al Teatro Smeraldo
Oggi e domani ore 21

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