Ranieri ha fallito, se ne renda conto

Le ultime parole famose di mister Ranieri: «Andiamo lì a Reggio per vincere. Come deve essere naturale per la squadra col terzo miglior attacco della Serie A contro la terza peggior difesa». Bene: abbiamo rischiato seriamente di perdere. La dimostrazione che le parole stanno a zero se non vengono suffragate dai fatti. Ma il bello è che il nostro allenatore è sempre contento così e tira fuori le solite scuse: gli infortuni (a proposito: oggi si è «stirato» pure Marchisio), i preliminari di Champions e - da qualche settimana - la focacciata di Recco tra Blanc e Lippi che, secondo lui, avrebbe scombussolato gli equilibri di spogliatoio. «Basta un granello per mandarlo per aria, è come un orologio» sostiene Ranieri.
Già, ma secondo lui chi dovrebbe tenere unita la squadra, trasmetterle le giuste motivazioni, renderla impermeabile a voci di corridoio e quant’altro? Ricordo che, ai tempi di Ancelotti, pur quando la piazza gli si rivoltava contro, i giocatori lo difendevano contro tutto e contro tutti. Per non parlare di Lippi, un autentico maestro nel saper cementare e tenere unito il gruppo.

Avete mai visto in campo un abbraccio convinto, dopo un gol, tra il tecnico e la squadra? Meditate gente, meditate. E anziché accampare scuse Ranieri reciti una tantum il «mea culpa». Perché non si può, per esempio, portare a Reggio Giovinco e farlo sedere in tribuna.

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