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Ranieri prende tempo: «L’Inter va giudicata soltanto dopo il derby»

Ranieri prende tempo: «L’Inter va giudicata soltanto dopo il derby»

nostro inviato a Appiano G.

Il bilancino di Ranieri per la Preoccupazione di Moratti. Che ha un nome e un cognome: Wesley Sneijder. Un olandese che fa perdere il sonno al presidente alla vigilia del recupero di campionato col Genoa, stasera a Marassi. «Si è infortunato ancora. Ha qualche fastidio, passerà, però ci poteva servire, peccato». Ancora, fastidio, peccato. Parole non a caso. Tra le righe emerge l’incertezza sul futuro di un giocatore che ha disputato appena sei partite di campionato e si è già fermato tre volte in questa stagione. Il maghetto di Utrecht, in permesso da qualche giorno, non ha più la bacchetta del triplete ed è sempre al centro del mercato. Claudio Ranieri non ci crede: «Voci incontrollate. Non possono condizionare: se io giocatore mi sento al centro del progetto, do il massimo. E comunque ho deciso io di non rischiarlo». A tranquillizzare il patron che ha elogiato il suo lavoro: «Miele per lo spirito, ma fanno piacere anche le critiche che ti stimolano».
Così l’allenatore romano vara la filosofia del bilancino per i muscoli fragili della sua Inter: usare con cautela e a piccole dosi. Vale per Maicon che salta il Genoa dopo il buon rientro post-infortunio contro la Fiorentina. «L’avevo già avvisato: “giochi e stai fuori a Genova”. Col Cesena ci sarà», sgombra il campo dai dubbi Ranieri, dopo che il brasiliano era stato inserito in una prima lista dei convocati dell’ufficio stampa. Che aveva anche dimenticato Luc Castaignos. Ma non Diego Forlan che ci sarà a Marassi, ma solo in panchina. Sempre per non rischiare. La legge della precauzione doveva valere pure per Walter Samuel, ma l’argentino sarà costretto a fare altri straordinari perché un dolorino ha messo fuori causa Andrea Ranocchia quando aveva già un piede sul pullman per la Liguria.
Dove stasera si gioca 40 giorni dopo la tragedia che ha sconvolto la città, un alluvione che fece sei vittime. E i due club, d’accordo, devolveranno l’incasso alla popolazione. Rispetto al 5 novembre è cambiato molto. Allora i nerazzurri erano reduci dal ko con la Juve, un colpo micidiale. Ora sembrano aver ritrovato compattezza. L’allenatore nerazzurro non vuole parlare di svolta col Genoa anche se facendo quattro conti ci si accorge che l’Inter si potrebbe ritrovare subito dietro il gruppo di testa. «Vogliamo semplicemente altri tre punti pesanti senza guardare alle altre», spiega. Ma fa un’eccezione per la Juventus: «È una sorpresa, ha piglio e autorità. Complimenti a Conte e ai giocatori». Della squadra delusione non parla, forse anche perché dovrebbe guardare in casa sua. Anche se qualche frutto inizia a raccoglierlo. Come in difesa: dopo sei giornate aveva preso ben 13 gol, poi ne ha subiti appena 5 in sette turni. Merito anche degli attaccanti, da Pazzini, certezza per Moratti anche prima del ritorno al gol, a Milito. «Contro la Fiorentina hanno fatto un lavoro straordinario». In effetti si è vista una squadra aggressiva come mai in questa stagione. In quest’ottica fondamentale il recupero di Forlan «attaccante moderno, immenso». Pronto a dare una mano magari al Pazzo, unica certezza, già nella ex casa di Milito: il Principe è in dubbio, decisiva la rifinitura. Per il resto potrebbe valere il motto «squadra che vince non si cambia, è bello» dice Ranieri, che sembra non voler più fare a meno di Faraoni e confermerà Coutinho. Ma tiene dritta la barra perché «la nostra strada non è libera da ostacoli». Come il Genoa che l’anno scorso gli costò la panchina della Roma dopo l’incredibile rimonta dal 3-0. «Sta facendo bene dopo un avvio difficile e ha un tifo che trascina. Sarà un grosso match». Tra due società «amiche». Infatti sulla Milano-Genova si sono fatti tanti affari e Kucka potrebbe arrivare già a gennaio. E restando al mercato incursione di Figo ieri da Moratti: colpi in arrivo o incarichi a sorpresa?
Intanto Ranieri va dritto per la sua di autostrada, non guarda nulla, neanche le malefatte di Rocchi in Bologna-Milan, lo stesso degli orrori in Inter-Napoli: «Ero a passeggio». Quello che non possono fare i suoi perché non basta più il solito «spettacolo in allenamento». E allora «zitti e pedalare».

Il percorso intrapreso è quello giusto, così come è convinto della scelta di tornare al lavoro dopo la sosta natalizia solamente il 2 di gennaio. Col Milan alle porte. «Giudicateci dopo il derby». Prende tempo, ma ha lanciato la sfida.

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