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Un detenuto di 29 anni, di origini marocchine, si è suicidato giovedì sera nel carcere di Marassi. A riferirlo il segretario generale della Uilpa Penitenziari, Eugenio Sarno, in una nota, precisando che si tratta del cinquantacinquesimo suicidio in cella, in Italia, dall’inizio del 2011.
Rahamani Jalel, si sarebbe tolto la vita perché da tempo non riusciva più a vedere il proprio figlio come aveva scritto in alcune lettere trovate dagli agenti in cella. L’uomo, che sarebbe uscito ad aprile, aveva ricevuto da poco anche un’ordine di espulsione dall’Italia. La sua compagna aveva interrotto le visite in carcere da un anno. Jalel detenuto per spaccio di stupefacenti avrebbe finito di scontare la pena tra due mesi si è impiccato con le lenzuola del carcere, dove al momento - secondo i dati forniti dalla Uilpa -, risiedono 812 detenuti nonostante i posti disponibili siano 456. Una situazione che ha portato, solo quest’anno, a due suicidi, nove tentati suicidi, circa 85 atti di autolesionismo grave, dieci aggressioni a danno di poliziotti penitenziari. «Di sicuro- dichiara il segretario generale della Uilpa Penitenziari - il depauperamento degli organici non aiuta a gestire l’ordinario stato di emergenza che si appalesa quotidianamente».


«È del tutto evidente come la mancanza di provvedimenti concreti sull’emergenza carceri determini situazioni di disagio e di insofferenza», ribadisce in una nota anche Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto e commissario straordinario per la Liguria del Sappe.

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