Rapallo, l’ex sindaco querelato si scusa, ma non vuole che si sappia

La foga espositiva. Ecco il punto. La foga, quando prende il sopravvento, fa dire cose che vanno al di là delle intenzioni. Non importa se si è in presenza di testimoni o, addirittura, davanti alle telecamere. La foga è foga. Ne sa qualcosa l'ex sindaco di Rapallo, Ezio Armando Capurro, il cui ardore politico ha animato i suoi due anni di amministrazione del comune di Rapallo. Come quando, il 29 luglio 2006, ha accusato il consigliere provinciale (An) Marco Gramegna e il fratello Claudio (più volte consigliere comunale e vice sindaco della cittadina del Tigullio) di «aver posto in essere comportamenti, anche mediante minacce», per portare a insabbiare e affossare la pratica edilizia e urbanistica relativa alla realizzazione di alcuni parcheggi nel sottosuolo rapallese. La querela non ha tardato ad arrivare. «Parole offensive e denigratorie»: è stato il verdetto della famiglia Gramigna che non ha esitato a rivolgersi al tribunale di Chiavari contro il sindaco per il reato di diffamazione aggravata. A due anni di distanza la vicenda si chiude con una specie di mea culpa del sindaco. «Desidero ora pubblicamente scusarmi nei confronti dei fratelli Gramegna riconoscendo che il loro comportamento personale, professionale e politico è sempre stato esente da qualsivoglia censura», ha affermato Capurro che ha dato la colpa alla propria «foga espositiva».

«Le mie parole sono andate al di là delle intenzioni», ha concluso nella lettera inviata ai Gramigna, ieri Capurro che però non ha gradito la diffusione della notizia: «Mi meraviglio che il Giornale si occupi di cose personali».

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