Cronaca locale

Rapina due volte la stessa banca, preso

Dopo il primo colpo giovedì 3 gennaio, si ripresenta lunedì: l’impiegata lo riconosce e chiama la polizia

Il primo colpo era andato a meraviglia: un lavoretto facile facile, che aveva fruttato la bellezza di 16mila euro. Un cifra non indifferente per una rapina in banca dove, viste le nuove misure di sicurezza, è tutto grasso che cola se si racimolano un paio di migliaia di euro. Così Giancarlo Tesei, classe 1947, ha pensato bene di riprovarci, come nella vecchia canzone «stessa spiaggia, stesso mare». Mal gliene incolse però, perché è stato riconosciuto dagli impiegati, bloccato nella bussola, infine liberato giusto in tempo per finire nella braccia della polizia.
Tesei è un balordo di lungo corso, rilasciato il 13 dicembre dal carcere di Bollate. E buon per lui che un paio di anni fa è arrivato l’indulto, che gli ha risparmiato un triennio di ulteriore permanenza nelle patrie galere. Ma lui, una volta uscito e fatte le vacanze invernali, si è subito rimesso «al lavoro». Così il 3 gennaio si presenta agli sportelli della Banca popolare commercio, industria e artigianato di corso Lodi 111, dove sfodera tutta la sua grinta, accompagnata da un sinistro e luccicante coltellaccio. Come detto una botta da niente: 16mila euro. Tenendo presente che le banche come «sistema di sicurezza» usano tenere pochissimo liquido in cassa, per scoraggiare così eventuali rapinatori, si tratta di una cifra molto elevata.
E forse proprio questo ingolosisce il vecchio bandito che lunedì 7, si presenta alla stessa banca, e forse anche con la stessa lama, ma questa volta trova un ostacolo imprevisto. La bussola d’ingresso infatti registra la massa metallica e lo blocca. Lui bussa per farsi aprire, un’impiegata si rivolge alla collega chiedendole se quel signore fosse un cliente e se magari lo conoscesse. «Eccome se lo conosco, solo che non è un correntista. Semplicemente ci ha rapinati giovedì scorso».
Così prima gli sbattono, metaforicamente, la porta in faccia poi chiamano il 113. Anche se nel frattempo lo lasciano andare. Gli impiegati infatti temono che l’uomo possa avere un’arma da fuoco e magari possa usarla contro il vetro per liberarsi, con la possibilità di ferire qualche passante. E così la bussola, come per incanto, si apre davanti al bandito. Ma ormai è troppo tardi: le volanti sono già state allertate e partite in cerca di lui.
Particolare che non può certo sfuggire a un balordo navigato come lui. Così cerca di filarsela all’inglese. Imbocca via Sacconi, gira a sinistra in via Longhena e ancora a sinistra in via Serlio. Dove cade in bocca a un equipaggio che sta appunto battendo la zona in cerca di lui. Tesei si arrende, non è neanche più un giovanotto, mica può farse le corse o ingaggiare improbabili incontri di lotta libera con due giovani agenti. Si arrende e consegna l’unico documento utile per farsi identificare: il foglio matricolare del carcere di Bollate in cui si attesta l’avvenuta scarcerazione in data 13 dicembre. Foglio matricolare che ora si aggiunge di un ulteriore passaggio: il suo ritorno in cella.

Ma non nel confortevole carcere di Bollate, una specie di carcere di «minima» sicurezza dove rinchiudere i detenuti modello, bensì qualche altra prigione assai meno comoda.

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