Rapito figlio di un broker: «Vogliamo 10 milioni»

Sei persone sono state arrestate per estorsione ai danni di un broker milanese di 60 anni che lavora in Inghilterra. L’inchiesta, condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri, è partita dalla denuncia dello stesso broker lo scorso 29 aprile, il giorno dopo essere stato minacciato insieme al figlio.
In base a quanto ricostruito, qualche tempo prima il consulente viene contattato da Silvio Cerruti, 48 anni, titolare della ditta di Parabiago Cerruti Costruzioni che produce traversine per impianti ferroviari.
Insieme con il cognato Roberto Naretto, 45, impiegato nell’azienda, e all’amico Franco Sirianni, 46, Cerruti gli affida 100mila euro per aprire una serie di società di diritto estero con loro stessi o i loro congiunti come beneficiari.
I rapporti però presto si guastano e i tre imprenditori si mettono in testa che il consulente li abbia truffati, realizzando con i loro soldi investimenti rischiosi a loro saputa. Di qui nasce la voglia di rientrare in possesso del loro capitale. Così ingaggiano due siciliani per risolvere la questione. Si tratta di Antonino Fiaschè, 33 anni, e Angelo Battiato, 28, nipote di Gaetano Di Stefano detto «Tano Sventra», del clan dei cursoti (malato terminale in carcere). I due, il 28 aprile scorso, in piazza della Repubblica, sequestrano il figlio 25enne del broker. Uno sale in macchina con lo studente e lo costringe a raggiungere il centro sportivo Kennedy di via Olivieri, nei pressi dell’ospedale San Carlo, l’altro li segue con un’altra auto.
Da lì, costringono il ragazzo a chiamare il padre e a farsi raggiungere con una scusa. E una volta giunto sul posto convinto che il figlio abbia avuto un problema alla macchina, il broker si ritrova faccia a faccia con i due siciliani che, dopo avergli fatto capire che da giorni pedinano lui e la sua famiglia, gli chiedono 600mila euro, sostenendo che i 100mila investiti dagli imprenditori fossero loro e che la differenza fose dovuta al «disturbo». Sul posto subito dopo arrivano anche Cerruti e Naretto, cercano il colpaccio e per l’affronto subito pretendono 10 milioni di euro.
Il broker prende tempo e il giorno dopo denuncia tutto ai carabinieri che il 3 maggio seguono i siciliani a un incontro tra le parti fissato in un bar di piazza Cavour per lo scambio di denaro concordato con il broker.
I carabinieri, in borghese e finti avventori nel bar, intervengono al momento del passaggio del contante. Vengono arrestati Battiato e Fiasché, addosso al quale viene trovato un biglietto manoscritto con tutto il memorandum delle minacce da fare al consulente per ottenere il «riscatto». Passa qualche ora e i tre imprenditori, evidentemente al corrente di quanto accadeva, tempestano invano di telefonate i siciliani, trovando i cellulari spenti.
Nella loro mente si fa la strada di essere stati truffati dai complici che credono fuggiti con i soldi. I carabinieri orchestrano un finto appuntamento e la sera stessa anche i tre imprenditori finiscono nella trappola tesa dagli investigatori nel loro albergo in via Suzzani.

Il 16 giugno, infine, viene bloccato colui che i militari pensano sia l’ultimo componente della gang. Viene fermato Riccardo Nicolosi, un autotrasportatore con precedenti per frode telematica, ritenuto l’uomo che ha messo in contatto i siciliani con gli imprenditori.

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