RomaSul caso Ruby parte la controffensiva domenicale di Nicolò Ghedini. Lavvocato di Silvio Berlusconi prima incassa il chiarimento del ministro dellInterno, Roberto Maroni, che sullepisodio dellintervento del premier sulla questura di Milano quando, a maggio scorso, la giovane marocchina era stata fermata, ha sgombrato il campo dal dubbio di irregolarità. Poi Ghedini rimarca: nessun reato commesso in quellepisodio, semmai è grave il tentativo di strumentalizzarlo contro il presidente del Consiglio.
Il titolare del Viminale, che già venerdì sera aveva toccato il tema, torna sullargomento ieri mattina. A margine di una premiazione di Confcommercio, a Varese, Maroni spiega il suo «punto di vista» alle telecamere di SkyTg24: «I rapporti che ho - le parole del ministro - mi confermano che in questura si sono comportati applicando tutte le regole, le norme e le prassi». Dunque «nulla da eccepire», ha proseguito Maroni, rispetto al comunicato con cui la questura milanese due sere fa ha sostenuto che il magistrato di turno aveva acconsentito allaffidamento di Ruby al consigliere regionale Nicole Minetti. Comunicato che, in sintesi, «ha ribadito che non ci sono censure da muovere nei confronti del comportamento tenuto», ha spiegato il ministro dellInterno. Le feroci polemiche, le critiche che infiammano il dibattito politico, per Maroni, sono unaltra cosa: «Questa, una volta chiarita, è la cosa più importante». E «il resto sono valutazioni che si possono fare legittimamente».
E così, nel primo pomeriggio, arriva loffensiva dellavvocato di Berlusconi, al quale non va giù nemmeno il risalto dato dalla stampa alla vicenda. Ghedini esordisce attaccando con una nota «lincredibile strumentalizzazione di una banale telefonata» in atto, quando pure, secondo il parlamentare del Pdl, «i fatti sono ormai ampiamente chiariti».
Il comportamento del premier, secondo Ghedini, non è stato censurabile. Eppure, continua, «di una vicenda assolutamente priva di ogni connotazione negativa si sta tentando di creare un caso mediatico, e per alcuni addirittura giudiziario». Proprio le accuse che ipotizzano o paventano reati a carico del premier mandano lavvocato-deputato, che mette in guardia da corto-circuiti tra media e inquirenti, su tutte le furie: «Sarebbe davvero gravissimo - ringhia Ghedini - anche se contro Berlusconi ormai si è assistito nel corso degli anni alle più assurde fantasie, che qualcuno potesse costruire artificiosamente ipotesi di reato così come suggerito da certa stampa, su un comportamento che non può che essere valutato come caratterizzato da contenuti assolutamente positivi».
Insomma, non ci sarebbe da aver timore se non fosse che «giochi» come questo il presidente del Consiglio ne ha visti già e più volte in passato. Ghedini, però, ostenta fiducia. E spiega che «quando saranno resi noti gli atti documentali e testimoniali» del Ruby-gate, «sarà agevole comprendere la risibilità degli attuali assunti giornalistici».
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