Rasero disperato in carcere: «Vorrei rivedere i miei figli»

Rasero disperato in carcere: «Vorrei rivedere i miei figli»

«Vorrei vedere i miei bambini». Ha chiesto di potere vedere i suoi figli Giovanni Antonio Rasero, il broker di 29 anni, accusato in concorso con Katerina Mathas, dell’omicidio del figlio di lei, il piccolo Alessandro di otto mesi. Rasero ha incontrato ieri mattina lo psicologo del carcere, al quale ha detto di volere vedere i due bambini, avuti con la moglie dalla quale è separato. L’uomo è descritto lucido e orientato, ma si è reso conto che la droga lo ha rovinato, gli ha sconvolto la vita. Il broker ha anche incontrato uno dei suoi legali, l’avvocato Giuseppe Nadalini, mentre non è riuscito ancora a vedere i suoi genitori e il fratello, la cui visita è prevista per domani. Intanto è stata fissata per il primo aprile l’udienza dinanzi al tribunale del Riesame, che dovrà decidere sull’istanza di scarcerazione o attenuazione della misura cautelare presentata dai difensori di Katerina Mathas, gli avvocati Paolo Costa e Igor Dante. Proprio quest’ultimo è andato a trovare la donna ieri mattina nel carcere femminile di Pontedecimo. «Le ho detto di stare tranquilla - ha detto l’avvocato Dante - ma di non illudersi adesso, dopo quanto detto dal procuratore Vincenzo Scolastico».
«Al momento - ha continuato il legale - non c’è stata alcuna derubricazione del reato a carico di Katerina. Ma io e il collega Costa ci incontreremo lunedì (domani ndr) per decidere cosa fare anche alla luce di questi nuovi elementi». Katerina ha potuto per il momento rivedere la madre Margherita, visto che il giudice ha consentito alla donna di avere visite in carcere. E, in questi giorni di carcere, ha scritto delle lettere a Bruno I., il testimone di Rapallo. Quelle scritte dalla donna sono lettere d’affetto nei confronti di Bruno, ma non contengono nulla di rilevante ai fini delle indagini. «So che mi sei vicino - si legge in una delle missive - e che mi sostieni. Io sono qui in carcere, in cella con un’altra donna accusata di avere ucciso suo figlio. Continua a sostenermi. Ti amo». Le lettere sono state consegnate agli investigatori, ancora sigillate, dallo stesso Bruno che non le ha aperte pensando che potessero contenere qualcosa di utile per le indagini. La corrispondenza non è stata posta sotto sequestro. Il primo aprile, infine, il tribunale del riesame deciderà anche per la scarcerazione eventuale di Rasero.
Sul fronte della responsabilità di Katerina come madre e delle ricadute della vicenda sull’omesso controllo da parte di Servizi sociali è intervenuta ieri la Federcasalinghe. La presidente Federica Rossi Gasparrini ha dichiarato che «non si può rimanere indifferenti di fronte alle crudeli violenze sui bambini. L’infanticidio orribile di Genova, solo ultimo di altre violenze sui piccoli, evidenziano come determinati atti maturino in ambienti che dovrebbero essere sottoposti ad un rigoroso controllo da parte degli organismi preposti per legge alla tutela dei diritti dell’infanzia».


E poi ha aggiunto: «Non crediamo sia civile - continua Rossi Gasparrini - permettere che noti assuntori di sostanze stupefacenti possano esercitare la tutela genitoriale sui minori, senza azioni di controllo e sostegno da parte degli organismi preposti, come il Comune. Per tale motivo abbiamo affidato all’avvocato Renato Vigna, penalista esperto della materia, un mandato esplorativo finalizzato ad accertare la sussistenza o meno di profili di responsabilità collaterali».

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