«Capo Rizzuto», da ieri, non esiste più. Il campo nomadi a nord di Milano è stato sgomberato, e raso al suolo.
Alle 4 del mattino, giungono sul posto 150 agenti della polizia. È il blitz. Cercano i complici di Mur Raduliviu, il ventenne romeno arrestato otto giorni fa per lo stupro della studentessa di Pero. Spariti.
Sessanta persone, di cui venti donne, vengono portate in questura. Di lì, saranno trasportate al Cpt di via Corelli. Gli irregolari, poi, espulsi.
Da Palazzo Marino, intanto, arriva la proposta di aprire nuovi centri di permanenza. «A Milano ci sono 100mila clandestini - spiega il vice sindaco Riccardo De Corato -, e via Corelli ne può ospitare solo 200. Il Comune ne chiederà lampliamento, per poter raddoppiare il numero delle espulsioni». «Per questo - ha concluso - indicheremo nelle prossime settimane al ministro Pisanu larea dove poter aprire un altro Cpt».
Così, oggi, sostiene anche lex ministro Livia Turco, che con Giorgio Napolitano firmò la legge sullimmigrazione. Era il 1998, nascevano i Cpt, e con quelli le polemiche tra i banchi della maggioranza. Furono in pochi, infatti, a difendere quelli che la sinistra extraparlamentare chiamò «lager di Stato». \
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