da Roma
Quando allospedale pediatrico Bambino Gesù venne Papa Giovanni XXIII, vestito con la mantellina di velluto rosso bordata dermellino, un bambino si mise a gridare: «Evviva Babbo Natale!». Ieri lo stesso gesto lha compiuto Benedetto XVI, che era vestito di bianco e un bambino vedendolo si è messo a piangere perché lha scambiato per un dottore. «È a causa del vestito - ha spiegato uninfermiera al Pontefice - Il piccolo non vuole avere più niente a che fare con i camici bianchi...».
Il Bambino Gesù, nato da una donazione fatta dalla famiglia Salviati a Pio IX nel 1869, è considerato da allora un ente della Santa Sede controllato e amministrato dalla Segreteria di Stato vaticana. Papa Ratzinger ha voluto visitare i bambini ammalati che vi sono ospitati. «Passando per alcuni reparti, imbattendomi con tanti piccoli che soffrono - ha detto il Papa - ho pensato spontaneamente a Gesù che amava teneramente i bambini e voleva che li lasciassero andare a lui. Sì, come Gesù, anche la Chiesa manifesta una speciale predilezione per linfanzia, specialmente quando si tratta di fanciulli sofferenti».
«Sono venuto tra voi - ha continuato Benedetto XVI - per testimoniare anchio lamore di Gesù per i bambini, un amore che si effonde spontaneo dal cuore e che lo spirito cristiano accresce e rafforza... In ogni persona sofferente, ancor più se piccola e indifesa, è Gesù che ci accoglie e attende il nostro amore». Il Papa ha quindi sottolineato che il lavoro svolto in questo ospedale «richiede una disponibilità grande, una costante ricerca di moltiplicare le risorse disponibili; domanda attenzione, spirito di sacrificio, pazienza e amore disinteressato, per far sì che le mamme e i papà possano trovare qui un luogo dove si respiri speranza e serenità anche nei momenti di più acuta apprensione».
Durante la visita, durata due ore, Papa Ratzinger si è intrattenuto soprattutto con i bambini. Commoventi le parole che gli ha scritto la piccola Fabiola: «Prega per me perché io non debba subire più trasfusioni e possa tornare a casa a giocare con il mio amico Simone».
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