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Ratzinger chiude il caso Pio XII: "Un eccezionale dono di Dio"

Benedetto XVI torna a difendere la figura di Papa Pacelli e critica il modo "unilaterale" con il quale finora si è parlato del suo operato. Tutti i nemici del futuro beato

Ratzinger chiude il caso Pio XII: "Un eccezionale dono di Dio"

Roma - PioXII è stato «uneccezionale dono» di Dio, per il quale «noi tutti dobbiamo essergli grati». Benedetto XVI scende nuovamente incampo per elogiare la figura del predecessore criticando il modo «unilaterale»con il quale si è parlato di Pacelli riducendo il suo pontificato alla questione dei «silenzi» sulla Shoah. L’occasione è stata l’udienza ai partecipanti al convegno promosso dalle università Gregoriana e Lateranense, che nei giorni scorsi a Roma ha esaminato «l’eredità del magistero di Pio XIIe il Concilio vaticano II». «Negli ultimianni -ha detto Ratzinger - quando si è parlato di Pio XII,

l’attenzionesièconcentratainmodo eccessivo su una sola problematica, trattata per di più in maniera piuttosto unilaterale. A parte ogni altra considerazione, ciò ha impedito un approccio adeguato a una figura di grande spessore storico- teologico qual è quelladel Papa Pio XII». Il magistero di Pacelli, ha aggiunto, costituisce «una preziosa eredità di cui la Chiesa ha fatto e continua a fare tesoro». Benedetto XVI ha quindi ricordato le più importanti encicliche del predecessore, le sue aperture ai progressi della scienza e al tempostesso le profetichedenunce dei rischi «che una ricerca non attenta ai valori morali poteva comportare». Ha ricordato che Pacelli era «contrario alle improvvisazioni: scriveva con la massima cura ogni discorso, soppesando ogni frase e ogni parola prima di pronunciarla in pubblico». «Per natura ed indole - ha aggiunto Ratzinger - Pio XII era un uomo misurato e realista, alienodafacili ottimismi, ma era altresì immune dal pericolodi quel pessimismo che non si addice ad un credente. Aborriva le sterili polemiche ed era profondamente diffidente nei confronti del fanatismo e del sentimentalismo».

Benedetto XVI, dopo essersi chiesto come sia riuscito Pacelli «a fare tanto», ha tracciato un ritratto che ha accenti di beatificazione: «Si è detto che egli era un diplomatico compito, un eminente giurista, un ottimo teologo. Tutto questo è vero, ma ciò non spiega tutto. Vi era altresì in lui il continuo sforzo e la ferma volontà di donare se stesso a Dio senza risparmio e senza riguardo per la sua salute cagionevole. Questo è stato il vero movente del suo comportamento: tutto nasceva dall’amore per il suo Signore Gesù Cristo e dall’amore per la Chiesa e per l’umanità. Egli infatti era innanzitutto il sacerdote in costante e intima unione con Dio, il sacerdote che trovava la forza per il suo immane lavoro in lunghe soste di preghiera davanti al Santissimo sacramento, in colloquio silenzioso con il suo Creatore e Redentore».

Infine, Benedetto XVI ha ricordato l’influsso di Pio XII sul Concilio, lepiù di mille citazioni del suo magistero negli interventi dei padri conciliari, il suo essere la fonte più citata nei testi del Vaticano II dopo i testi biblici.

«Possiamo dunque ben dire che, nella persona» di Pio XII, «il Signore ha fatto alla sua Chiesa un eccezionale dono, per il quale noi tutti dobbiamo essergli grati».

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