Politica

Razzo in curva ad Ascoli, tragedia sfiorata

Lei era col figlio e la fidanzata. Fermato pure un ultrà complice

Gian Piero Scevola

Il sacrosanto decreto antiviolenza voluto dal ministro degli Interni Giuseppe Pisanu ha creato non pochi problemi ai tifosi e non sembra aver risposto a quella voglia di sicurezza auspicata da tutti. E proprio nel giorno in cui ad Ascoli si rischia la tragedia, il patron dell’Inter Massimo Moratti assume un atteggiamento stranamente buonista. «Spero che con il tempo si possano migliorare i decreti per renderli più elastici e fare un servizio migliore anche al pubblico», afferma Moratti. «I decreti sono molto rigidi, possono servire per paure più grandi di quelle che possono essere date dall’atteggiamento del pubblico. Da un certo punto di vista mettono a disagio il pubblico che deve fare fatica per venire a vedere le gare e creano un danno alle società. Mi auguro davvero che possano essere migliorati per rispondere alle esigenze dei tifosi. Non c’è soltanto il pubblico che si dice esagitato, ci sono soprattutto tutti gli altri tifosi che sono la maggioranza e che sono colpiti da questa cosa senza colpe specifiche». Moratti aveva evidentemente davanti agli occhi i tanti striscioni di protesta esposti in Curva Nord dagli ultrà nerazzurri (entrati nel secondo anello solo al 20’), ma anche quelli vistosi e polemici degli Inter Club.
Protesta per protesta, singolare quella degli ultrà del napoli durante la gara col Manfredonia (3-0 per gli azzurri). La curva B del San Paolo è stata trasformata in una enorme gabbia di una prigione. Lo spazio dell’anello superiore della curva è stato lasciato vuoto, mentre i tifosi si sono sistemati nell’anello inferiore, dopo aver srotolato decine di strisce di plastica, color metallo, in modo da simulare una grande inferriata. Nella parte alta dello stadio gli spettatori della curva hanno esposto la scritta, «casa circondariale San Paolo. Come da regolamento siamo giù in isolamento».

La curiosa protesta è durata per tutto il primo tempo della gara.

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