Rcs, la resa di Colao: dopo due anni lascia il «Corriere»

Il manager resterà a disposizione del gruppo fino al 12 settembre. Il certosino lavoro di mediazione di Marchetti e il toto-candidati

da Milano

Vittorio Colao lascia Rcs. O, meglio, si mette a disposizione del gruppo editoriale del Corriere della Sera (come si legge nel comunicato stampa della società) per gestire l’azienda fino al cda che il 12 settembre prossimo approverà la semestrale. A meno che, prima di allora, l’azienda non trovi l’accordo con il suo successore. Che potrebbe, per esempio, arrivare già a inizio settembre.
In proposito le tre candidature fin qui emerse restano tutte buone: l’ad della Stampa Antonello Perricone, manager con un lungo trascorso pubblicitario, considerato prodiano; l’ad del Sole 24 Ore Claudio Calabi, un ex di casa Rizzoli, che piace anche un po’ a destra (vedi Capitalia); Paolo Dal Pino, numero uno di Wind ed ex Telecom, che viene però anch’egli dalla carta stampata, quella del gruppo Espresso.
Colao invece, i cui grandi elettori restano i «banchieri prodiani» di Banca Intesa, potrebbe andare ovunque: secondo alcuni alle Poste, secondo altri all’Alitalia, secondo altri ancora alle Fs. In ogni caso si sapeva, da almeno tre giorni, che l’amministratore delegato di Rcs se ne sarebbe andato. Il patto di sindacato dei 15 grandi soci lo aveva «commissariato» lunedì scorso, incaricando il presidente Piergaetano Marchetti di rivedere la governance del gruppo, di studiare una redistribuzione delle deleghe.
Ovvio, quindi, che l’ex capo di Vodafone in Italia, chiamato dall’unanimità del patto a esercitare i pieni poteri su Rcs due soli anni fa, non potesse accettare di restare al suo posto, ancorché dimezzato. Era solo questione di tempo. Ma anche di modo. E questo è stato trovato dallo stesso Marchetti, negli incontri avuti con Colao in questi ultimi due giorni.
La questione delle deleghe era fuorviante. La domanda vera era un’altra: come facciamo ad andare avanti? Per questo Marchetti, dopo la decisione del patto, si è adoperato per far digerire a Colao che non c’erano alternative. Magari sottolineando che alla sua gestione non potevano certo essere addebitati errori di conto. Mentre il malessere si era piuttosto diffuso in seguito a incompatibilità «di approccio» di vario genere. Forse proprio perché lavorare nel «condominio» del Corriere non è facile per nessuno. Soprattutto a cavallo delle elezioni che hanno portato al cambio di maggioranza a Palazzo Chigi. E alla vigilia di un profondo riassetto tra i poteri forti della finanza e italiana. Che sono gli stessi del Corriere.
Così alla fine nel comunicato di commiato si parla di «collaborazione e disponibilità» nei rapporti tra Marchetti e Colao. Mentre il presidente di Rcs ha ringraziato Colao «a nome del gruppo per l’impegno profuso e la lealtà dimostrata».

Oltre a ricordare i momenti difficili della scalata di Ricucci: per aver contribuito «alla strenua difesa di Rcs che gli azionisti del Patto hanno opposto ai violenti attacchi dell’anno scorso all’indipendenza del gruppo».

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