Rcs, Ricucci si corregge: «Ho il 16%»

Magiste si muoverà «in relazione alle condizioni di mercato». Il titolo resta debole. Statuto scende all’1,9%

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Marcello Zacché

da Milano

La quota di Stefano Ricucci in Rcs è del 16%. L’immobiliarista lo ha dovuto svelare ufficialmente ieri, incalzato dalla Consob. Anche perché il dato è sensibilmente diverso da quanto lo stesso Ricucci aveva fatto intendere. In una recente intervista l’immobiliarista romano aveva parlato del 20% come di una quota ormai vicina. Oltre ad aver dichiarato di considerare l’Opa come un’opzione possibile.
Per questo la Commissione guidata da Lamberto Cardia ha imposto al gruppo Magiste di chiarire la situazione. Soprattutto per evitare al mercato di restare in balìa di affermazioni in libertà su un titolo che è quotato in Borsa. E che ieri ha ceduto più dell’1% a 5,72 euro, alla quinta seduta negativa consecutiva, e con volumi tornati alla piena normalità.
«Su richiesta di Consob - si legge sulla nota di Ricucci - il gruppo Magiste comunica di avere ad oggi, primo giugno, una partecipazione in Rcs Mediagroup pari al 16,056% che, in relazione alle condizioni di mercato valuterà o meno l’opportunità di modificare anche incrementandola, nel rispetto delle normative vigenti».
La partecipazione fin qui rastrellata, prosegue la nota, «è stabile, strategica e coerente con la logica di investimento del gruppo Magiste che esclude l’esistenza di accordi con altri operatori».
Quindi le informazioni per il mercato sono diverse. Oltre alla quantificazione esatta della quota detenuta nel capitale della società che edita il Corriere della Sera, Ricucci non esclude di crescere ancora. Non considera invece l’ipotesi di scendere, considerando «stabile e strategico» l’investimento nel gruppo. In ogni caso Magiste opera e continuerà a operare in proprio, dice Ricucci, che nega l’esistenza di accordi e cordate di alcun tipo.
Nessuna novità, invece, dal fronte del patto di sindacato formato dai quindici grandi soci di Rcs, che detiene il 58% del capitale. Di fronte all’avanzata di Ricucci, diventato il primo azionista singolo del Corriere, il patto sta studiando contromosse ma per ora non ha ancora individuato la soluzione. Il rischio, per i pattisti, è proprio quello del lancio di un’Opa che, con le attuali quotazioni, sarebbe difficile da respingere al mittente. L’Opa avrebbe l’effetto di sciogliere il patto e chiunque sarebbe libero di aderire. E a quel punto diventerebbe difficile, soprattutto per le società quotate (nel patto ci sono Generali, Fiat, Pirelli e altri grandi gruppi) spiegare ai loro soci i motivi di un eventuale rifiuto dell’Opa.
Intanto Giuseppe Statuto ha comunicato di aver ceduto sul mercato la quota eccedente il 2% di Rcs, e sta valutando se uscire del tutto dal gruppo.

«Quella in Rcs non è per noi una presenza strategica, bensì un investimento speculativo - hanno detto fonti del suo gruppo -. Facciamo trading sul titolo e dopo aver sforato il 2% siamo ridiscesi, all’1,9%, con plusvalenza».

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