La legge della giungla dice che il leone non va tanto d’accordo con il puma. E la grigia legge del fisco rafforza il concetto: dice che se tu sei il re Leone, se vivi a Montecarlo, però allevi un puma in Versilia e per questo ti prendi pure una multa, qualche sospetto tributario rischi di sollevarlo.
Più o meno è quanto successo a Mario Cipollini, nostro campione del mondo anno 2002, nostro re Leone della pedalata ritiratosi nel 2005, nostro super Mario che come altri sportivi made in Italy è stato pizzicato troppe volte sul natìo suolo nonostante la residenza risparmia-danè sita oltreconfine. I giudici tributari della commissione provinciale di Lucca hanno infatti respinto un ricorso presentato dai legali del campione contro l’accertamento fiscale che gli aveva contestato l’effettiva residenza nel Principato di Monaco. I detective del fisco avevano portato diversi elementi a riprova che il centro degli interessi e delle attività di Cipollini non era certo la rupe monegasca. Diversi i comportamenti che hanno messo sull’avviso gli uomini dell’Agenzia: tipo la frequente presenza di Cipollini nell’abitazione di Lucca, tipo le sessioni di allenamento lungo le strade della Lucchesia, tipo le comparsate in locali vip e negozi della Versilia.
E fin qui, ammettiamolo, ci può anche stare. L’Agenzia delle Entrate ha però messo occhio e calcolatrice anche sull’abitazione della madre di Cipollini, considerandola nelle disponibilità dell’atleta; e così pure per tre automobili e una moto di grossa cilindrata intestati a suo padre. Perché? Non può un padre amare le quattro ruote e avere un debole per un bolide a due? No, non può se vive da tempo in una casa di riposo. Anche spremendosi quanto a fantasia, gli uomini del fisco devono aver trovato francamente improbabile immaginare l’arzillo signore mentre usciva dalla pensione per nonni impennando sulla ghiaia. Sempre restando nell’ambito del focolare domestico, è stata contestata anche la regolare iscrizione (dal 2003) della figlia di Cipollini alla scuola dell’obbligo. Quindi la vicenda del puma: nel dossier fiscale è finita una multa comminata dal tribunale di Lucca per aver allevato la simpatica bestiola. Perché il puma non era a Montecarlo? Si sono domandati gli 007 tributari.
«Infondate e inattendibili». Così Cipollini e i suoi legali hanno ribattuto all’Agenzia delle Entrate, adducendo, a riprova della buona fede, i consumi elettrici per uso familiare registrati nell’appartamento monegasco. «Non risulta provato - hanno sottolineato gli avvocati - che il contribuente abbia stipulato in Italia contratti di compravendita, di mutuo, di conto corrente bancario, come pure non risulta dimostrata l’esistenza a suo nome di movimentazioni di denaro, né la proprietà di beni immobiliari e mobiliari».
I giudici tributari (pur avendo ridotto le pretese del fisco riguardo a un contratto di sponsorizzazione) hanno stabilito che la residenza fiscale di Cipollini è invece in Italia. Lo dimostrano, hanno scritto, «la frequente presenza del ricorrente e della sua famiglia nell’abitazione di Lucca, come pure la presenza in tutte le stagioni dell’anno sulle strade della Lucchesia per allenamento e svago... non è un’illazione il considerare i genitori come prestanomi per l’intestazione di beni e servizi... non va minimizzato l’episodio dell’ammenda per la detenzione di un puma». Cipollini - è la conclusione - dovrà dunque pagare i tributi calcolati «sulla base imponibile di 721.423.000 euro per l’anno 1998 e 956.009.000 per l’anno 1999» (il conto potrebbe quindi essere di 1,1 milioni, ndr).
Senza contare che, in attesa di un suo nuovo ricorso, rimane aperto un altro contenzioso col fisco per 2,9 milioni di euro e relativo al periodo 2000-2004. Sperando, l’hanno pensato in molti, che stavolta non ci sia di mezzo un boa allevato in giardino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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