Abbiamo ritardato di un giorno la pagina dedicata al golf e non poteva essere altrimenti. Con un Open degli Stati Uniti - seconda prova del Grande Slam - che in virtù del regolamento in caso di parità dopo 72 buche prevede uno spareggio su 18 buche il giorno successivo, non potevamo non aspettare l’esito finale di un torneo e l’assegnazione di un titolo tanto importante. Che grande Open quest’anno. Il più bello sicuramente degli ultimi anni: il più vero, il più combattuto, il più spettacolare. Ad iniziare dal campo di gara, quel Torrey Pines di San Diego in California, sede abituale del Buick Invitational.
Ovviamente, bookmakers esperti ed appassionati hanno sempre visto Tiger Woods come favorito d’obbligo, ed alla fine così è stato, ma per il fenomeno non è stata vita facile. Tiger arrivava da due mesi di «fermo». Dopo il Masters di Augusta in aprile si era infatti fermato per un’operazione al ginocchio. In campo l’abbiamo visto soffrire su alcuni colpi forzati, ma ha stretto i denti, dimostrando tutta la sua forza non solo fisica ma anche di carattere.
Con i «big» che potevano essere comprimari scomparsi dalla scena prematuramente, Tiger, a caccia del suo 14° titolo del Grande Slam, non si è risparmiato. Non ha giocato al top, ma ha dato il massimo tirando fuori il meglio nei momenti cruciali. Ha fatto meraviglie il venerdì ed anche il sabato per prendere la testa del torneo - la cabala recitava che non ha mai perso un major quando è andato al comando dopo le prime tre giornate -: la domenica, in un testa a testa a tre con Rocco Mediate e Lee Westwood, ha nuovamente fatto il miracolo alla 18 - 72ª buca del torneo - per costringere Rocco Mediate, leader nel club, allo spareggio. Bravo Lee Westwood che, con un birdie alla 18 sarebbe entrato in spareggio; bravi Robert Karlsson, D.J. Trajan, giunti quarti; bravo Jimenez, a riddoso dei primi. Ma bravo e grande soprattutto Rocco Mediate - di origini calabresi - che, a quasi 46 anni, è andato dritto per la sua strada con una determinazione incredibile. Senza la prodezza di Tiger alla 72ª buca poteva essere il più vecchio campione Open degli Stati Uniti.
Lo spareggio tra lui - 157° al mondo - ed il numero uno ha «impallinato» chi lo dava perdente sin dalle prime battute. Rocco è riuscito a rimontare il vantaggio acquisito da Tiger nelle prime 11 buche, lo ha superato ed è arrivato alla 18ª buca dello spareggio con addirittura un colpo di vantaggio, prima di cedere alla potenza di Tiger che, raggiungendo il par 5 finale con due colpi, segnava un birdie contro il regolare par di Rocco. Si andava all’extra playoff, si tornava alla buca 7, antipatica a Rocco e, con un colpo iniziale in bunker il Davide di questo Us Open doveva abdicare cavanti a Golia-Tiger.
Un Tiger che al termine ammetteva di aver vinto il suo 14° major, ma anche il più difficile contro un grande
avversario che senza tanta grancassa e fronzoli da big (anche se in carriera ha vinto 5 tornei del Tour americano) ha saputo dimostrare che a quasi 46 anni si può tenere in ballo il più forte giocatore del secondo millennio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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