«Un involucro metallico con dentro esplosivo di grande potenziale». Le indagini sullattentato di Latina partono da qui. Dal cocktail di materiale sintetico e materiale ferroso, inseriti in un contenitore metallico, probabilmente un tubo o una cassettina. Il micidiale ordigno è esploso proprio fra le mani di Andreoli, che era da solo in quella maledetta stanza, con addosso gli abiti da borghese. Allinterno dellufficio, infatti, non cè traccia del cosiddetto «cratere», il punto cruciale che segnala lorigine dellesplosione. Ai primi soccorritori la visione è stata raccapricciante: lappuntato morto era irriconoscibile. Il materiale ferroso e londa durto hanno dilaniato il carabiniere, che nello scoppio ha perso un braccio e un cospicuo frammento di testa. La parte destra del corpo era praticamente saltata via. Anche la stanza è stata completamente distrutta: della scrivania sono rimaste poche tracce.
Secondo le prime indiscrezioni trapelate da fonti qualificate dei Carabinieri «lordigno non era di preparazione artigianale, ma era molto sofisticato». E il pacco bomba non era lì per caso, anzi.
«È un atto voluto contro l'Arma», ha detto il procuratore aggiunto Francesco Lazzaro ai giornalisti. E laltra certezza è che linfame scopo dellordigno non era dimostrativo come altre volte ma mortale.
Solo dopo lautopsia sul corpo e dopo i rilievi del Ros sarà possibile farsi unidea sulla fabbricazione dellordigno e sul tipo di materiali utilizzati per costruirla.