Roma

Un reato ogni 4 ore, è il Lazio dell’ecomafia

Sei reati al giorno, uno ogni 4 ore, l’8,1% del totale in Italia, l’ecomafia nel Lazio non conosce crisi. I dati del Rapporto Ecomafie 2009, riferiti allo scorso anno, sono stati presentati ieri presso la sede nazionale di Legambiente. Nel Lazio risultano dimezzati gli incendi dolosi (1.000 infrazioni nel 2007 e 481 nel 2008), ma aumentano in modo sensibile gli illeciti nel ciclo del cemento (661 nel 2007 e 774 nel 2008) e non diminuiscono i crimini nel ciclo dei rifiuti (288 nel 2007 e 291 nel 2008). I reati complessivi (2.086) scendono nella regione del 20%, mentre aumentano le denunce (+18%) e i sequestri (+28%). Ma il Lazio non schioda dalla parte alta della classifica dell’ecocrimine, piazzandosi al quinto posto subito dopo le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia.
«Nel Lazio i numeri rimangono impressionanti, anche se il lavoro delle forze dell’ordine è stato eccellente - commenta Lorenzo Parlati, presidente regionale di Legambiente - E’ evidente che i risultati si vedono laddove si interviene con decisione, come la Regione ha fatto sugli incendi con il catasto degli eventi dolosi e l’inasprimento delle sanzioni. È questa la strada da percorrere anche su cemento e rifiuti». I casi di sequestro di immobili abusivi (specie sulla costa) e di smaltimento illecito di rifiuti (compresi quelli tossici e pericolosi) sono purtroppo quotidiani. Nel ciclo dei rifiuti, con 291 reati, il Lazio si piazza al quarto posto in Italia, con una percentuale del 7,4% sul totale nazionale. Ancora peggio va nel ciclo del cemento, dove il Lazio con 774 reati supera la Sicilia e si piazza al terzo posto dopo Campania e Calabria, con una percentuale del 10,3%. La nostra regione rimane invece stabilmente al primo posto nel settore delle archeomafie, furti e scavi clandestini nei siti archeologici, con una percentuale del 15,3%.
Il dato in assoluto più preoccupante resta quello dello smaltimento illegale dei rifiuti, dove le indagini hanno messo in luce una forte presenza della criminalità organizzata dietro le filiere. Lo dimostrano le operazioni di carabinieri e guardia di finanza nella Valle del Sacco, a Vetralla, a Colleferro e in altre località. Per l’assessore regionale all’ambiente, Filiberto Zaratti, il fenomeno del traffico illecito di rifiuti «si sta espandendo a province dove era in precedenza sconosciuto, come Viterbo e Rieti, nelle quali è in aumento l’interramento illegale di scorie tossiche e rifiuti nocivi provenienti addirittura da altre parti d’Italia».
Per quanto riguarda l’abusivismo edilizio, è emblematico il caso di Riano, a 20 chilometri da Roma, dove pochi mesi fa sono state sequestrate 117 ville abusive. Preoccupante anche lo spazio che le cosche mafiose stanno ricavando nel campo dell’agricoltura, con epicentro la zona di Fondi (Latina), dove si trova il mercato ortofrutticolo più grande d’Italia e dove le pressioni della criminalità organizzata per gestire i servizi del mercato sono fortissime.

«La Regione Lazio dovrebbe riflettere anche sulle centinaia di migliaia di pratiche di condono edilizio ferme dal 1985» osserva Luigi Camilloni, presidente dell’Osservatorio Sociale: «Non bisogna sottovalutare neppure il grave fenomeno dell’abusivismo edilizio nelle aree naturali protette, anche in considerazione delle tonnellate di calcinacci rimosse in questo periodo».

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