Politica

Le reazioni Gli dà ragione perfino il comunista Rizzo

Brunetta colpisce duro e anche nel segno, almeno a giudicare dalle reazioni spiazzate nel centrosinistra. Che non la prende affatto bene. A parte l’abbozzo di ironia del segretario in scadenza del Pd, Dario Franceschini: «I soliti insulti. Credo che l’unica “Brunetta” che merita rispetto è quella dei “Ricchi e Poveri”». Fa eco Pierluigi Bersani: «Molto populismo e un po’ di delirio». Non scherza affatto come al solito, invece, la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro, che censura gli «insulti sguaiati assolutamente non degni di un rappresentante istituzionale». Il collega Antonello Soro, addirittura, generalizza: «Il delirio e il fanatismo di Brunetta - contrattacca - testimoniano il fallimento di un governo». Sdrammatizza Michele Vietti (Udc): «Macché colpo di Stato, è il ministro Brunetta che ha avuto un colpo di sole fuori stagione».
La sinistra radicale, chiamata in causa, non può mancare all’appello. Eppure, a sorpresa, arriva il sostegno di Marco Rizzo, segretario dei Comunisti: «Sì, Brunetta ha ragione. Esiste una sinistra parassitaria. È la sinistra - testimonia - che non vuole cambiare il sistema, così ha finito per essere l’altra faccia del berlusconismo. Serve invece una sinistra popolare che, anche col conflitto sociale, voglia tornare a cambiare la società». Il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, è convinto che il «colpo di Stato» lo starebbe per attuare «il centrodestra, e le parole del ministro a Cortina sono l’avvisaglia».
Nella maggioranza il linguaggio usato da Brunetta non meraviglia più di tanto. Meglio guardare ai contenuti e non alla forma: «Anziché dolersi o far finta di scandalizzarsi - sottolinea il portavoce del Pdl Daniele Capezzone - la sinistra farebbe bene a riflettere sulle tesi politiche espresse dal ministro».

Stavolta è d’accordo anche Italo Bocchino: «Brunetta ha semplicemente detto che ci sarebbe bisogno di una sinistra riformatrice, attenta al merito ed alla produzione e che invece in Italia la sinistra difende privilegi, assistenzialismi e sprechi».

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