Roma - La dichiarazione più sorprendente, alla fine, è quella di Beppe Grillo: a Raiperunanotte, la trasmissione «clandestina» di Michele Santoro andata in onda su numerosi canali televisivi, «si è parlato di tutta tranne che dei problemi dell’Italia». Sarà invidia, o una sadica analisi dei fatti che gli va riconosciuta, ma il comico genovese sembra aver colto in pieno l’impronta di autocelebrazione che ha caratterizzato l’evento televisivo di giovedì sera al Paladozza di Bologna. Per il resto, i commenti politici sono quelli che ci si poteva aspettare, con lodi spesso esagerate da sinistra per il coraggio e la «libertà» della trasmissione e indifferenza e insofferenza dal centrodestra. E poi guerra di numeri: Raiperunanotte è stata «un clamoroso flop», puntualizza, nella maggioranza, chi è pratico di dati Auditel, come Giorgio Lainati. «Su Sky - precisa il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone - Santoro ha rimediato uno striminzito 2%, essendo battuto perfino dalle vituperate tribune-conferenze stampa Rai».
Alla fine Santoro è riuscito comunque a diventare il vero e unico protagonista dell’opposizione in queste ultime ore di campagna elettorale. E infatti ieri gli è dovuto andare dietro anche Pierluigi Bersani: il segretario del Pd ha passato più tempo a parlare di quanto è bravo Santoro, che a denunciare i «problemi veri» del Paese, per dirla alla Grillo, durante il suo comizio conclusivo a Torino: Raiperunanotte è stata «un bel boomerang per Berlusconi. Neanche in Iran riescono a oscurare la comunicazione. Rivolgiamogli un appello: Berlusconi, se non ti piace la trasmissione cambia canale, come facciamo noi tutti i giorni quando vediamo la tua faccia».
Il presidente del Consiglio ieri ai microfini di Sky ha detto di non voler esprimersi sulla trasmissione: «Sarei troppo severo». Ma ha poi paragonato il set di Santoro agli allestimenti scenografici del Minculpop nel Ventennio: «Un lugubre carro di Tespi che viene portato in giro in diverse città». Una trasmissione come quella di Santoro «non si può fare nella tv pubblica pagata con i soldi di tutti: sa quanti mi hanno detto - ha domandato il premier al giornalista -: non paghiamo più il canone perché non vogliamo trasmissioni simili con i nostri soldi?». Proprio questo è stato il messaggio, ha chiarito (in riferimento all’inchiesta di Trani), rivolto «al commissario dell’Agcom, una cosa doverosa da parte del leader del primo partito d’Italia ed a premier, sollecitando un intervento».
Santoro è andato in onda da Bologna con una sottoscrizione carbonara via web per denunciare l’interruzione dei talk show. Ma la sospensione dei dibattiti tv sotto elezioni, stabilita dalla vigilanza Rai, è stata «un iniziativa di un protagonista della sinistra - ha confermato Berlusconi a Sky -, un membro del partito radicale in vigilanza», non una trovata del governo. Se sia stato un bene o un male, questa interruzione, su questo il premier non si sbilancia: «Non ho un parere sicuro e definitivo, le trasmissioni come quelle di Santoro fra l’altro hanno l’effetto contrario alle intenzioni di chi le fa». Secondo il ministro Ignazio la Russa, Santoro non fa guadagnare alla sinistra nessun voto di destra». Il ministro Giulio Tremonti all’ora della diretta da Bologna già dormiva, niente da dichiarare. Comunque «quando un talk show diventa un posto dove uno offende e accusa senza che un altro possa rispondere è un po’ esagerato». Un modo di fare tv «incivile e barbaro», ha sottolineato il premier.
Anche Bruno Vespa all’attacco di Santoro, che lo ha accusato di aver violato la par condicio nel 2001 con il «tavolo di ciliegio» su cui Berlusconi firmò il famoso «contratto con gli italiani»: «È la prima volta che sento parlare di un oggetto come elemento illegittimo - la replica del conduttore di Porta a porta - Berlusconi ebbe una trasmissione identica a quella che era toccata il giorno prima a Rutelli. Ieri sera ogni regola è stata frantumata, in una manifestazione che mi ha lasciato sgomento. Vedremo a questo punto se la Rai è ancora un’azienda o un posto in cui si gioca a tana liberi tutti».
Raiperunanotte non l’ha vista nemmeno Emma Bonino, candidata nel Lazio per il Pd: «Ero impegnata, ma la vedrò».
Nessun pentimento, suo e dei radicali, per il regolamento applicato ai dibattiti televisivi: «Non solo non sono pentita del regolamento, ma è successa anche una cosa comica. I conduttori sono andati a fare i faccia a faccia nei teatri e nelle web tv».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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