Rebekah, la pupilla del Re

Si spiavano tra loro, i giornalisti di Rupert Murdoch. Tra le centinaia di telefonini che la premiata coppia Clive Goodman (cronista di News of the World) e Glenn Mulcaire (detective privato) tenevano abusivamente sotto controllo per guadagnarne notizie da tabloid, un posto speciale aveva quello di Rebekah Wade, direttore del Sun. Secondo la Bbc, la polizia di Londra ha confermato che l’appariscente numero uno del primo tabloid britannico era sulla lista di Goodman.
La Wade non è una giornalista qualunque: alta, lunghi capelli rossi, è una star del mondo di Murdoch. Entrò nel gruppo nel 1989 per lavorare proprio al News of the World, il settimanale che l’avrebbe spiata. Nel 2000, dopo una breve parentesi al Sun, ne era direttore: aveva 32 anni. Legò il suo nome a una campagna di stampa contro la pedofilia e la violenza sui minori. Tre anni dopo era alla guida del Sun, in tempo per evitare di essere travolta dallo scandalo Goodman in cui restò invece impigliato il suo successore, Andy Coulson, il quale si dimise per fare il portavoce del leader conservatore David Cameron. Ma nemmeno le rivelazioni di questi giorni intaccheranno la carriera dell’affascinante Rebekah: da settembre farà il salto da giornalista a manager diventando amministratore delegato di News International, il ramo britannico del colosso News Corp, editore di Times, Sunday Times, Sun e News of the World.
La sua forza è la spregiudicatezza, una dote chiave nei «board» di Murdoch. Nel 2003, in un’audizione alla Camera dei Comuni, la Wade ammise che il Sun aveva pagato poliziotti per avere informazioni. Si è scagliata contro la decisione dell’Alta corte britannica di risarcire Max Mosley per la violazione della sua riservatezza: proprio News of the World aveva rivelato che il boss della Formula 1 partecipava a orge sadomaso. E ha attaccato il vescovo di Manchester che aveva censurato la famosa «page 3» del Sun, che ogni giorno ospita la foto gigante di una ragazza nuda.
Rebekah Wade è una protagonista del gossip inglese. Il mese scorso, al suo matrimonio, erano presenti il premier Brown, Cameron, attori, cantanti, e ovviamente Murdoch. Ma era tenuta sotto controllo soltanto come ambita preda da tabloid? O c’è dell’altro? Minacce? Ricatti? Un rapporto del 2006 dell’Ico (Information Commissioner’s Office), il garante della riservatezza britannico, ha accertato che 23 giornalisti del News of the World e quattro del Sun hanno acquisito illegalmente informazioni riservate di 252 persone ignare di tutto.

E Myspace, la comunità virtuale fondata nel 2003 da due studenti universitari californiani e comprata due anni dopo da News Corp per 580 milioni di dollari, è soltanto l’ultimo business di Murdoch o anche un grimaldello per entrare in un immenso mare di foto, video, profili personali, blog?
Comprensibile l’imbarazzo e il silenzio del magnate australiano, raggiunto dalla notizia dello scandalo nella Sun Valley mentre partecipava a un meeting sul futuro dell’informazione su internet. Murdoch è favorevole a far pagare le news online: intercettare le notizie più golose è un affare sempre più costoso.
SteFil

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