Recitare fiabe? Non è un gioco da ragazzi

Teatro Verde, Mongiovino e Le Maschere le tre «isole felici»

Recitare fiabe? Non è un gioco da ragazzi

Michela Giachetta

Esiste un mestiere che è quello di raccontare storie ad altri. Esistono luoghi in cui questi «altri» sono sempre i bambini. Se il vostro mestiere è un altro, cari mamma e papà, se la sera siete troppo stanchi per inventarvi racconti, se la fantasia non è il vostro forte, affidate vostro figlio, magari in una domenica pomeriggio, a chi racconta storie per mestiere. Portandolo a teatro. Incontrerà «I cavalieri della favola gioconda», «Aladino», «Il pifferaio di Hamelin», ma anche «La bella e la bestia», «Arianna e il minotauro», «Babar, l’elefantino».
Sono solo alcuni degli spettacoli in programma al Mongiovino, a Le Maschere e al Teatro Verde, gli unici tre teatri della capitale che si dedicano esclusivamente e in maniera stabile ai più piccoli. E non è un gioco da ragazzi. «Per costruire questo tipo di programmazione - conferma Veronica Olmi, direttrice artistico del Teatro Verde, situato di fronte alla stazione Trastevere - occorrono impegno, costanza, intelligenza. Le stesse cose che servono per far funzionare un teatro per adulti». «Sbaglia - continua la Olmi - chi crede che i ragazzi siano un pubblico di serie B. Anzi sono il vero pubblico di serie A, quello da coltivare oggi per domani». E i numeri del Teatro Verde le danno ragione: più di 50mila spettatori all’anno, oltre 32 titoli in programma per la stagione appena aperta e una storia alle spalle che svela la non casualità della scelta di dedicarsi ai ragazzi. La compagnia Teatro Verde, infatti, nasce nel 1947 con Maria Signorelli, burattinaia di fama internazionale sposata con Luigi Volpicelli, uno dei più famosi pedagogisti italiani dell’epoca. Potendo usufruire dei consigli di un esperto dei processi educativi e formativi, la Signorelli crea quella compagnia che oggi costituisce un punto fondamentale per bambini e scuole romane. Così come un punto fondamentale è diventato negli anni il teatro Mongiovino, nato per caso: alla fine della seconda guerra mondiale i coniugi Accettella per far divertire i loro bambini inventano uno spettacolo di marionette. La rappresentazione viene vista da un parroco che chiede agli Accettella di portarlo in chiesa per far divertire anche i bambini degli altri. Da allora sono passati 60 anni e la famiglia Accettella è diventata proprietaria di uno dei più grossi teatri stabili per ragazzi esistenti in Italia. Si trova all’Ostiense, all’interno di un giardino attrezzato con pezzi del teatro stesso: sedie, palcoscenico, tende, tutti strumenti che i ragazzi ritrovano una volta entrati dentro la struttura. «È un modo per avvicinare in modo graduale i piccoli al teatro - spiega Icaro Accettella, direttore generale - per accompagnarli fin dall’inizio in quello che per molti è un mondo nuovo». Nuovo a tal punto che alcuni bambini quando entrano in sala si emozionano, incominciano a piangere. «Si trovano improvvisamente dentro uno spettacolo, spesso protagonisti - racconta Accettella -. Di solito, lo spettacolo lo guardano in tv o attraverso i videogiochi. Viverlo in prima persona è un'altra cosa».
Che sia un’altra cosa lo pensa anche Carla Marchini, la direttrice artistica delle Maschere, il terzo - per nascita - teatro stabile di Roma dedicato ai bambini. Fondato nel 1990, in zona Trastevere, dalla stessa Marchini: «Cercavo per i miei bambini uno spazio a Roma che non si occupasse solo di animazione e burattini - racconta - non l’ho trovato e così ne ho fondato uno io».

«I nostri spettacoli si distinguono dagli altri per alcune presenze e altre mancanze - continua la direttrice artistica delle Maschere -. Non c’è l’ironia, non comprensibile dai più piccoli. Invece è spesso presente una morale, un ritorno all’educazione sentimentale. Bisogna che i bambini imparino ad avere paura del lupo».

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