Il Belgio eguaglia oggi il record dell'Iraq della crisi politica più lunga del mondo. A 289 giorni dalle elezioni di giugno, l'assenza di un governo nella pienezza delle funzioni va oltre il caso iracheno, dove c'erano voluti 249 giorni per trovare un'intesa e altri 40 per la formazione di un nuovo esecutivo.
Il nuovo primato raggiunto, al contrario di quello raggiunto il 17 febbraio scorso, quando furono superati i 249 giorni, è vissuto nel Paese quasi in sordina. Il principale quotidiano francofono, «Le Soir», ad esempio, dedica al record solo un piccolo richiamo in prima e un lungo articolo dal titolo «Belgique, une democratie?, bof...», avanzando dubbi che questo modo di procedere sia democratico. Molto più spazio, con uno speciale, viene dedicato invece ai 70 anni del capitano Haddock, personaggio del fumetto delle avventure di Tintin, amatissimo dai belgi. E questo fa davvero riflettere.
Il piccolo regno di Alberto II, alle prese da sempre con profonde divisioni interne, a partire da quelle linguistiche, non sembra del resto risentire più di tanto della paradossale situazione. Il governo federale in carica per i «soli affari correnti», guidato dal cristiano democratico fiammingo (ma con nome francese) Yves Leterme, punito pesantemente dagli elettori nel giugno scorso, sta affrontando, senza apparenti scossoni, questioni e dossier di particolare rilievo.
Nessuno, o quasi, si è accorto che il Belgio era senza governo lo scorso semestre, quando il Paese ha normalmente assicurato la presidenza di turno dell'Unione europea. Di recente, è stata presa la decisione della partecipazione attiva del Belgio in Libia con sei caccia F-16, mentre l'economia continua a crescere così come dimostrano gli ultimi dati della Banca nazionale.
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