Il record: quattro anni solo per l’ok ecologista alla nuova superstrada

Sono serviti ben 1562 giorni per valutare l’impatto ambientale della nuova Rimini-Cattolica. E in Piemonte lavori fermi dal 2001

da Roma

Litigi con i Comuni, valutazioni d’impatto ambientale eterne, progetti preliminari che scavalcano le legislature.
La Corte dei Conti e l’Ance, l’associazione dei costruttori, segnalano preoccupanti lentezze nell’attuazione della Legge Obbiettivo sulle opere infrastrutturali strategiche per il Paese. Ma ci sono dei picchi negativi nei percorsi delle «priorità» decise da quella legge.
C’è per esempio il caso della variante di valico, tratto Firenze-Barberino del Mugello: la valutazione d’impatto ambientale è iniziata nel luglio del 2004 ed è terminata nel novembre del 2007. Tre anni e tre mesi. E ora è in corso su questo progetto la Conferenza dei servizi. Ma il record della «via» più lunga d’Italia lo detiene la terza corsia della Rimini-Nord-Cattolica: 1562 giorni per decidere se era rispettosa dell’ambiente.
E c’è un progetto di cui si sono perse notizie, fermo al ministero delle Infrastrutture: quello della strada statale 275, lotto 1 Maglie-Montesano Salentino. Il 20 dicembre del 2004 il Cipe ha approvato il progetto preliminare, ma il progetto definitivo, che ha avuto l’ok dell’Anas, si è fermato al dicastero di Di Pietro.
In Piemonte, il collegamento tra Biella e l’autostrada A4 Torino-Milano non è nemmeno arrivato al traguardo del progetto preliminare: il primo disegno non è stato condiviso dagli enti locali interessati. Si sta dunque predisponendo un accordo di programma per cercare la direttrice più adatta al collegamento tra Biella e Santhià. Solo dopo la conclusione di questo studio, si stenderà un nuovo progetto preliminare che dovrà essere portato all’attenzione del Cipe.
Uno dei progetti più macchinosi tra le grandi opere della Legge Obbiettivo sembra essere anche, nella pedemontana Piemontese, la tratta est Biella-Rollino di Masserano-Romagnano: la deliberazione del Cipe è del 21 dicembre del 2001, oltre sette anni fa, con un progetto preliminare risalente al 2000. Ed è ancora in corso un accordo di programma «per procedere all’adeguamento del progetto al fine di sottoporlo alle procedure di cui alla Legge Obbiettivo». Senza contare le successive fasi della pubblicazione del bando, dell’aggiudicazione della gara e dell’inizio lavori.
La principale causa di ritardo dei cantieri sono invece le cosiddette «varianti in corso d’opera», che l’ultimo dossier dell’Ance ha analizzato su un campione di opere della Legge Obbiettivo e di altre infrastrutture di media grandezza. Il 22% subisce stop o rallentamenti per «sopravvenute disposizioni normative» durante il progetto, o la gara. Questo vuol dire che in Italia un’opera su cinque si ferma perché vengono cambiate leggi e leggine. Il 14% ha una battuta d’arresto e subisce variazioni per «errori nel progetto esecutivo».

Anas e Ferrovie si contendono il primato dei ritardi: mancato rispetto dei tempi del 61% rispetto alla previsione iniziale per la società autostradale, del 47,2% per l’azienda ferroviaria. Il ritardo medio che si accumula nei cantieri italiani è di 292 giorni, quasi dieci mesi.

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