di La domanda internazionale è l'unica, in questo momento, che riesce a trainare in modo sostanziale la ripresa e ad arginare i danni della recessione. Ciò è da imputare al tipo di impostazione economico-finanziaria, ma soprattutto alla scelta di un binomio vincente che vede affiancati il prodotto di qualità e l'apertura ai mercati internazionali. Affinché il nostro patrimonio di ingegno e creatività possa essere mantenuto integro, consentendo l'apertura ai mercati esteri, occorre il supporto di scelte coraggiose da parte delle istituzioni per un beneficio che interessa tutto il territorio. Tramite Confindustria stiamo spingendo in modo forte e chiaro per uscire una volta per tutte dall'arretratezza delle infrastrutture che ci penalizza e devo dire che, in questo senso, si è cominciato a fare qualcosa.
Occorre poi ridurre la spesa pubblica per liberare risorse a favore degli investimenti e snellire la burocrazia, da sempre macigno e freno del dinamismo e dell'inventiva imprenditoriale. Chiediamo agevolazioni mirate e specifiche per la ricerca, l'innovazione, le assunzioni giovanili, per chi investe e capitalizza nella propria attività. Solo un percorso di «cambiamento», che è ovvio deve vedere sempre al nostro fianco gli interlocutori istituzionali, può aiutare a espandere il business oltre confine. Resta il fatto che il problema principe di questo arduo momento storico-economico è la difficoltà di accesso al credito. Ecco perché abbiamo siglato accordi con gli istituti di credito: solo recuperando un dialogo con le banche possiamo sperare di ricostruire quell'armonia di rapporti che costituisce il volano dell'economia. Siamo entrambi coinvolti gli uni nei destini degli altri, abbiamo interesse a «usarci» vicendevolmente e le banche ci corrispondono appieno in questo progetto.
*Presidente Confindustria Macerata
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