Roma - I redditi crollano e la crescita economica frena. L'empasse del sistema Italia si riflette sulle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. Nella fotografia scattata dall’Istat nel suo Rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2007, non ci riesce ben una famiglia su tre. Nel giro di sei anni il reddito per abitante è infatti crollato di 13 punti percentuali rispetto alla media europea: se nel 2000 era del 4% più alto della media dell’Unione, nel 2006 è sceso a oltre 8 punti sotto la media.
Frena la crescita La crescita italiana nel 2007 rallenta ancora ed è sempre inferiore alla media degli altri paesi dell’Unione economica e monetaria, al punto che il nostro paese si colloca ultimo dietro a Francia e Germania. L’anno scorso il pil ha registrato una crescita, in termini reali, dell’1,5% in decelerazione rispetto all’anno precedente quando si era attestato a +1,8%. Il lieve rallentamento dell’economia italiana, sottolinea il rapporto, si è inserito in un quadro caratterizzato da un sostanziale mantenimento in termini di risultato annuo, del ritmo di espansione dell’attività produttiva nei paesi dell’area euro rispetto al 2006. Il differenziale negativo di crescita dell’Italia rispetto alla media Ue è rimasto ampio (1,1%). Tra i partner europei, l’Istat segnala "l’espansione dell’economia delle Germania, cresciuta a un ritmo piuttosto sostenuto (2,5%) ma significativamente inferiore a quella del 2006 (2,9%)". In Francia il tasso di crescita del pil è stato dell’1,9% (+2% nel 2006) mentre la Spagna continua a crescere a un ritmo molto sostenuto e rappresenta la locomotiva tra i grandi paese europei con un incremento del pil 2007 al 3,8%, pressochè analogo a quello dell’anno precedente (+3,9%). La "moderata crescita" dell’economia italiana è dovuta in particolare dalla domanda interna, spinta da una positiva risalita della propensione al consumo.
Una quarta settimana da incubo Per il 14,6% delle famiglie, la famosa "quarta settimana" è davvero un incubo e la supera con "molta difficoltà" ma la quota sale al 21,1% nel Meridione e al 22,6% nelle isole, mentre si ferma all’10,3% al Nord Est. Se si aggiungono quelle che dichiarano di avere "difficoltà" si arriva al 34,7% della media nazionale e al 45,9% nelle Regioni meridionali. E quasi una famiglia su tre, e cioè il 28,4%, non riesce a far fronte a una spesa imprevista di circa 600 euro con risorse proprie o della rete familiare e il 66,1% delle famiglie (oltre la metà) dichiara di non essere riuscita a mettere da parte risparmi nell’ultimo anno. Alla fine del 2006, inoltre, il 4,2% delle famiglie racconta di non aver avuto denaro per comprare il cibo, il 10,4% per le spese mediche, il 7% per il trasporto, l’11,7% per le tasse e il 16,8% per l’acquisto di vestiti. Giudicano pesanti le spese per la casa ben il 61,1% delle famiglie che hanno acceso un mutuo e il 50% di quelle che pagano l’affitto.
Il benessere percepito A confermare il trend negativo il fatto che, se si prende in considerazione il «benessere percepito», si registra un calo sostenuto della quota di persone soddisfatte della propria situazione economica: dal 64% del 2001 si passa al 50,2% del 2006. A livello territoriale le difficoltà sono particolarmente rilevanti per i nuclei che abitano al Sud e per quelli che risiedono nelle aree metropolitane. Particolarmente esposte a situazioni di disagio economico e più spesso in ritardo nei pagamenti, inoltre, le famiglie in cui sono presenti figli minori e quelle composte da persone sole.
La distribuzione dei redditi La mappa del disagio riflette, naturalmente, quella della distribuzione dei redditi. Se nel 2005, infatti, il reddito netto delle famiglie residenti in Italia (escludendo i fitti imputati) è pari in media a 27.736 euro, circa 2.300 al mese, quelle con un solo percettore di reddito hanno guadagnato in media poco più di 16.600 euro. A livello regionale, l’Istat rileva, inoltre, che il 38,1% delle famiglie residenti al Sud appartiene alla fascia di reddito più bassa. Considerando le tipologie familiari, infine, si scopre che per i nuclei con figli minori è più frequente la collocazione nella parte meno ricca della distribuzione dei redditi, in particolare per quelli con un solo genitore.
La probabilità di trovarsi nella fascia più povera aumenta all’aumentare del numero dei figli: quasi la metà delle famiglie con tre o più minori appartiene al quinto più povero della popolazione, contro il 22,4 e il 29,2% delle famiglie con uno o due minori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.