Roma - I partiti hanno trovato l'accordo. Alla conferenza dei capigruppo del Senato si è delineata una intesa di massima per approvare un disegno di legge che sposti la data del referendum al 21 giugno, scavallando così il termine ultimo stabilito dalla legge al 15 giugno. Non è stato ancora chiarito se l'iniziativa legislativa partirà dal Senato anche se non è da escludere che l'input venga dalla Camera.
La leggina per superare l'impasse Maggioranza e opposizioni, con l’eccezione di Idv, hanno raggiunto un accordo. Tecnicamente si prevede che in un primo momento il governo indica con un decreto il referendum il 14 giugno, nel frattempo le Camere approveranno una legge di modifica della legge del 1970 che prevede una data tra il 15 aprile e il 15 giugno. A quel punto il governo potrà varare un secondo decreto che indice il referendum il 21 giugno. La legge sarà una proposta di legge a prima firma Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, che otterrà la sede legislativa, potrà cioè essere approvata direttamente e dunque in tempi rapidissimi, dalla commissione Affari costituzionali senza passare dall’aula.
Il sì del Partito democratico La Camera dovrebbe varare la pdl già domani sera e in tempi rapidi si avrebbe anche il sì del Senato. Il Pd dà il via libera all’accordo ma mantiene le sue riserve sul no all’election day. Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato spiega: "La data del 21 giugno non ci soddisfa. Noi avevano chiesto l’accorpamento al 6 giugno, ma ormai è tardi essendo scaduto il termine per procedere in questo senso. Si va al 21 ma è bene che questa data resti certa". Nel merito il Pd ha annunciato il suo sì al quesito.
Soddisfazione nel Pdl Positivo il commento in casa Pdl: la data del 21 giugno afferma il portavoce Daniele Capezzone, "consentirà un adeguato risparmio, e soprattutto eviterà l’assurdità di chiamare gli elettori al voto per tre domeniche consecutive. Ora la priorità diventa quella di informare i cittadini in modo corretto e completo sulle diverse tesi in campo".
La Lega: non andremo a votare "Il referendum si farà il 21 giugno, ma noi non andremo a votare" ha detto il presidente dei senatori della Lega, Federico Bricolo.
Contrari Idv e radicali La scelta del 21 giugno non piace a Italia dei valori e radicali.
"L’Italia dei valori denuncia l’aggiramento dei regolamenti parlamentari, perchè per assegnare una riforma elettorale in sede deliberante in commissione ci vuole l’unanimità e noi siamo contrari" ha detto il vicepresidente dei deputati dell’Italia dei valori Fabio Evangelisti, al termine della capigruppo della Camera. "La decisione di oggi è il de profundis dell’istituto referendario" ha commentato la senatrice radicale Emma Bonino- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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