Referendum, il comitato ricorre alla Consulta

Guzzetta, uno dei "padri" della battaglia referendaria, annuncia il conflitto davanti alla Corte Costituzionale: "Illegittimo il vincolo per lo slittamento di un anno"

Referendum, il comitato ricorre alla Consulta

Roma - Il comitato promotore del referendum elettorale ha deciso di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale "per far considerare illegittimo il vincolo che farebbe slittare il referendum di un anno". In modo da poter confermare, invece, la data del 18 maggio. Lo ha annunciato Giovanni Guzzetta, presidente del comitato promotore in una conferenza stampa a Montecitorio. "Non abbiamo scherzato - ha spiegato Guzzetta - il nostro obiettivo è quello di tutelare il diritto costituzionale dei cittadini a votare per il referendum. Il 18 maggio era la data e noi crediamo si debba votare il 18 maggio". Da qui, la decisione di fare ricorso alla Corte Costituzionale, facendosi forti di "alcuni precedenti, come nell’87 con il referendum sul nucleare. Il ricorso - ha aggiunto Guzzetta - serve per tutelare il diritto di voto referendario, diritto riconosciuto dalla Costituzione, e anche per indirizzare i percorsi di riforma della prossima legislatura che tutti dicono dovrà essere costituente. Abbiamo scelto la strada più responsabile e concreta. Non vogliamo mettere a repentaglio le istituzioni, noi vogliamo che si realizzi una buona legge elettorale".

Tempi Sui tempi di pronuncia della Consulta, il presidente del comitato referendario ha spiegato: "Nei casi precedenti, la Corte si è pronunciata nel giro di un mese, può dare risposte in tempo reale. Noi ce lo auguriamo". Per Guzzetta, "prima si fa il referendum, meglio è". Mario Segni ha sostenuto che "gran parte dei cittadini si sente truffata e per questo noi vogliamo difendere il loro diritto a esercitare il voto. Il referendum si doveva fare prima, non l’hanno fatto. La responsabilità è delle forze politiche". Natale D’Amico ha spiegato inoltre che il Comitato ha deciso di "dire no all’ipotesi, suggerita da alcuni, di impugnare l’atto di scioglimento delle Camere facendo ricorso al Capo dello Stato. Non l’abbiamo fatto perché non contestiamo la legittimità del voto e sarebbe stata una scelta avventurosa. Non abbiamo atteggiamenti dilatori. Ricorriamo alla Consulta - ha concluso - perché ci sembra più responsabile".

Se il ricorso alla Consulta fallirà, si voterà per il referendum elettorale nel 2009 a fine maggio. Se invece avrà esito positivo, si andrà a votare il 18 maggio (data fissata dal Cdm) e cioè poco più di un mese dopo le elezioni politiche previste per il 13 e 14 aprile.

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