La posta in gioco è l’intero piano anticrisi europeo per salvare la Grecia, a partire dal prestito di 8 miliardi di euro attesi entro metà dicembre, quando le banche elleniche finiranno la liquidità e il fallimento sarà una realtà.
Per questo, il premier George Papandreou fa marcia indietro e cancella, di fatto, l’allarmante ipotesi di un referendum sul pacchetto europeo approvato il 26 ottobre, che aveva bloccato il finanziamento e precipitato le borse nella bufera. «Il messaggio è stato ascoltato», tira un sospiro di sollievo il presidente francese Nicolas Sarkozy. La cancelliera tedesca Angela Merkel aggiunge che «contano i fatti». E il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy,si congratula per la scelta.
Tutto succede al culmine di una giornata burrascosa e dopo la riunione notturna a Cannes alla vigilia del G20, dove Papandreou viene messo sotto accusa dai vertici di Ue e Fmi, incalzato soprattutto da Merkel e Sarkozy. Il referendum, gli dicono, può riguardare solo la permanenza della Grecia nell’euro gli aiuti rimarranno bloccati finchè non arriverà un sì.
Al rientro ad Atene il premier trova quasi una rivolta, con attacchi non solo dall’opposizione che vuole la sua testa, ma da esponenti della sua maggioranza e del suo governo, come il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos.
Papandreou deve affrontare un voto di fiducia assai incerto, stanotte in parlamento. Alcuni membri della coalizione hanno annunciato il loro no e la maggioranza sulla carta non esiste più.La prospettiva concreta appare quella di un governo di unità nazionale, guidato da Lucas Papademos, exdirettore della banca centrale greca, già membro del board direttivo della Bce.
Ma Papandreou non molla. Partecipa ad una riunione d’ugenza dell’esecutivo e alla fine gira voce che voglia dimettersi.Poi arriva la smentita.Il premier va in parlamento per parlare ai membri del suo partito, il Pasok e prima chiama al telefono Antonis Samaras, leader del principale partito d’opposizione. Poi avverte: «Le elezioni anticipate sarebbero una catastrofe. Se abbiamo il consenso politico per approvare il pacchetto insieme al maggiore partito d’opposizione, non ci sarà bisogno di altre soluzioni».
Il referendum sembra proprio accantonato.«La Grecia - sottolinea il ministro Venizelos-deve dire chiaramente che non si terrà e rassicurare i partner internazionali che farà tutto ciò che deve per attuare l’accordo con l’Ue. Del primo prestito abbiamo assolutamente bisognoprima possibile».Papandreou lascia capire di aver raggiunto un accordo con gli avversari.
Ma non ad entrare in un esecutivo di transizione per preparare il voto. «Se ha capito che intendo governare insieme a lui, si sbaglia», è la doccia fredda di Samaras.
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