Referendum, Maroni: preoccupa il sì del premier

Infiammano le polemiche dopo le dichiarazioni del premier sul referendum. Maroni: "Se passa ne trarremo le conseguenze". Franceschini: "Vuole abrogare una legge che hanno fatto lui e la sua maggioranza. Nessun problema per noi. Ma non può fare tutto da solo"

Referendum, Maroni: preoccupa il sì del premier

Roma - L'annuncio a sorpresa del premier Berlusconi sul referendum ("Voterò sì, non sono masochista", ha detto ieri il premier a Varsavia) ha infiammato le polemiche. "Mi ha sorpreso Berlusconi e mi preoccupa perché è una presa di posizione che noi non condividiamo e che cercheremo di fargli correggere", ha commentato a stretto giro il ministro degli Interni, Roberto Maroni. "Più che masochista è surrealista perché vuole abrogare una legge che hanno fatto lui e la sua maggioranza - ha incalzato il leader del Pd, Dario Franceschini - nessun problema per noi, visto che Berlusconi tutti i giorni si sta impegnando ad umiliare la Lega, bocciando le ronde, le norme sui Cie e ora dicendo sì al referendum".

Maroni: "Pronti a trarne le conseguenze" "Se il referendum raggiungesse il quorum e vincesse il sì sarebbe inevitabile trarre le conseguenze di una così forte spinta popolare". Il ministro leghista ha avvertito i rischi della presa di posizione del premier a favore del referendum sulla legge elettorale e ha invitato il Pd a "correggere l’errore" che ha compiuto sostenendolo a sua volta e "lanciando così la volata a Berlusconi". "Berlusconi ha detto una cosa saggia, che non mi stupisce, ha detto io non sono masochista, vedremo se Franceschini e il Pd sostenendo questo referendum non sono loro i veri masochisti", ha osservato Maroni, secondo il quale è evidente che "se passa, come fa poi il Parlamento a fare una legge che modifica l’esito del referendum? Non esiste in democrazia". A chi gli chiede quindi se l’ipotesi sarebbe quella di elezioni anticipate l’esponente del Carroccio si è limitato a ribadire: "È difficile che il Parlamento possa fare una nuova legge elettorale dopo un referendum così carico di significato politico. Perciò bisogna evitare che avvenga il danno, perchè se avviene, poi, tanti saluti...".

Franceschini: "No a un padrone assoluto" Franceschini è convinto che all’indomani del voto del 6 e del 7 giugno "gli italiani non vogliano svegliarsi con un padrone assoluto". Il segretario del Pd, ospite di "Faccia a Faccia" su Radio Tre, commenta così le dichiarazioni del premier che si dice pronto a fare le riforme costituzionali anche senza l’opposizione: "Quando un uomo politico si ritiene talmente potente da poter fare tutto - osserva - perde i freni e comincia a diventare un problema serio per gli equilibri democratici" che invece vanno difesi, perciò "sostenere un grande partito di opposizione sarà una garanzia per tutti di equilibrio tra le forze".

Guzzetta: mi rallegro del sì "Non posso che rallegrarmi del fatto che Berlusconi dichiari di votare sì al referendum". Lo dichiara in una nota Giovanni Guzzetta, presidente del comitato promotore del referendum. "Il referendum - prosegue - avvantaggia chi ha più capacità di aggregare consenso o, come avrebbe detto Aldo Moro, chi avrà più filo da tessere. È la regola della democrazia dell’alternanza: sono gli elettori a decidere. Chi corre corre per vincere, e chi vince crea un governo stabile. Chi sbaglia o non convince la volta successiva va a casa. E oggi anche l’Italia questo tipo di democrazia se la può permettere".

Segni: atto di chiarezza "In una politica caratterizzata dalle ambiguità il sì di Berlusconi è un atto di chiarezza che gli fa onore. Il sì ha un grande valore: è un passo decisivo verso lo smantellamento di una legge infausta che ha ridotto il parlamento a una assemblea di nominati". Lo afferma il coordinatore del Comitato referendario, Mario Segni.

Casini: dal Pd opposizione di comodo "Che Berlusconi e Franceschini marcino insieme per il sì al referendum non mi sorprende affatto. Non vorrei però che questa volta sbagliassero i conti, perché c`è sempre una goccia che fa traboccare il vaso". Lo dichiara in una nota il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini.

"Comunque questa vicenda - prosegue - dimostra inequivocabilmente che il Pd è una opposizione di comodo e se aspettiamo che sul progetto del Partito democratico cresca l'alternativa a questo governo, possiamo metterci il cuore in pace". "Dopo mesi di incertezze - conclude Casini - oggi il Pd si accoda a Berlusconi nel tentativo di instaurare un bipartitismo zoppo in cui il suo ruolo è però solo quello di continuare a perdere".

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