Laura Marinoni, attrice di talento ed esperienza, vestirà i panni della regina di Saba nello spettacolo di Luca Doninelli in scena al Teatro Oscar oggi e domani: "Attraverso le parole della regina di Saba il personaggio che Doninelli cerca di guardare al microscopio è Salomone, con lo sguardo di questa donna innamorata e poi delusa. Saba è lo strumento per parlare di Salomone e del grande tema della saggezza. È un taglio che non conoscevo".
Che cosa l'ha avvicinata a questo spettacolo?
"Intanto il tema, nel senso che la figura della regina di Saba è molto misteriosa, è una regina mai chiamata per nome, si sa pochissimo di lei, a parte che è nominata anche come regina del Sud. Pare si chiamasse Machedà o Bichis, nomi citati da un testo yemenita che la considera la propria capostipite. Quando mi chiamò Doninelli e mi disse: voglio scrivere sulla regina di Saba e mi ispiro a te, ho sentito che sarebbe stata un'esperienza da non perdere".
Come sarà la regina di Saba di Laura Marinoni?
"Sappiamo che era una regina ricchissima e che fece questo viaggio, lunghissimo e pericoloso, in giovanissima età, e andò a trovare il re Salomone, perché aveva sentito parlare della sua saggezza straordinaria. Fu ospitata e ebbe anche un figlio da lui".
In questo personaggio ha ritrovato parti di se stessa?
"Credo che Doninelli, chiamandomi, intendesse dire: ho bisogno di una sensibilità ai temi spirituali. Mi riconosco nella mia ricerca che è sempre più vivida e che è parallela alla mia carriera di attrice: la spiritualità forse insita in chi fa teatro, perché l'attore cerca se stesso attraverso le vite di altri, per togliersi le maschere. Come diceva Albertazzi, non esistono personaggi ma interpreti. Se la regina di Saba la faccio io, la regina di Saba è Laura Marinoni".
Qual è il tema principale dello spettacolo?
"Parla della saggezza, quella che dovrebbe essere l'obiettivo di regnanti e governanti. Come dice la regina ai suoi consiglieri: ricordatevi che anche se abbiamo un grande regno, ricco e in pace, intere civiltà si sono inabissate nell'indifferenza. Non basta governare bene, essere contenti del proprio lavoro, bisogna mettere al primo posto la Saggezza".
È un messaggio che vale anche per l'oggi?
"È un monito per tutti, estremamente contemporaneo. Ci sembra di essere in una situazione migliore di altre nazioni, ma da un momento all'altro può succedere qualcosa che ci mette allo sbaraglio".
Come viene fuori il personaggio di Salomone?
"Questa regina parla intimamente con un certo Tamrin, mercante a lei caro e di fiducia, a cui aveva affidato le redini del governo durante il viaggio e che per primo le aveva parlato di Salomone. Poi Salomone ebbe pare 700 tra concubine e mogli. Lei per prima, con cui aveva vissuto un grande amore, parla di lui come una persona in profonda crisi. Qui si apre un altro punto del testo di Doninelli: ognuno di noi può perdere il senno. Una frase che mi piace molto è: "Dio non si dimentica di noi, a noi spetta di non dimenticarci di noi stessi"".
La serie di spettacoli s'intitola "La Bibbia che non ti aspetti". Che cosa non si aspettava dalla Bibbia?
"La Bibbia purtroppo è sconosciuta ai più. Abbiamo letto qualcosa ai tempi del catechismo o giù di lui, ma penso sia importante rimettere il testo al centro, al di là della fede: sono testi storici e filosofici".
Ha avvertito echi particolari di altri personaggi che ha interpretato?
"Ho interpretato tante regine, dalla tragedia greca a Maria Stuarda a Elisabetta d'Inghilterra. Queste figure sono estremamente sfaccettate e hanno sempre un lato umano da considerare. Le persone vedono solo la facciata, invece la cosa molto interessante è questo continuo combattimento interno per essere in grado di salvaguardare il bene di tutti e l'interiorità.
Mi ha molto commosso interpretare Maria Stuarda, perché ho sentito al contempo la nobiltà e la fragilità della donna. Mai pensare che i personaggi siano granitici, invece come diceva Tennessee Williams sono molto più complessi".