Dalla Regione all’Expo ecco come giocano la partita lombarda

«Quando saremo seduti al tavolo, gli amici della Lega si accorgeranno che anche il Pdl magari avanza qualche richiesta...». Il tono sarcastico di Massimo Corsaro, parlamentare e vicecoordinatore lombardo del Pdl, rivela gli umori verso gli alleati che alzano il tiro. L’accordo di massima prima del voto prevedeva sei posti in giunta e nel pacchetto la vicepresidenza per Andrea Gibelli, l’assessorato alla Sanità a Luciano Bresciani e un incarico da sottosegretario. In Lombardia le elezioni sono andate in modo diverso dal Veneto, dove i leghisti hanno spopolato.
Roberto Formigoni ha ottenuto il 56 per cento dei voti e l’avanzata della Lega si è fermata a quota 26 per cento, lontana dal 31,7 del Pdl. Inoltre, gli uomini del governatore hanno fatto il boom di preferenze. Così, Formigoni è deciso a far valere l’egemonia azzurra e «a non calare le braghe», come dicono i suoi. Soprattutto, vuole arginare le richieste sulla macchina organizzativa, da sempre controllata dalla presidenza attraverso la scelta diretta di tecnici, dirigenti e direttori generali.
Una partita grossa del Carroccio si gioca intorno al tavolo dei bottoni, dall’Expo ai tre bracci operativi della Regione, Finlombarda, Infrastrutture lombarde e Lombardia informatica, perché i veri flussi di denaro passano da qui. Non solo assessorati, ma uomini nei punti nevralgici della gestione, con l’obiettivo di avere almeno un «filotto», ovvero assessore e direttore generale dello stesso settore.
I rumors più insistenti, rafforzati dalla dichiarazione guascona di Bossi («le banche più grandi del Nord avranno uomini nostri»), dicono che il Carroccio sia interessato ad ampliare i propri poteri in Finlombarda, dove è presidente Giampaolo Chirichelli, leghista, ma il grosso delle deleghe è in mano al formigoniano direttore generale Marco Nicolai, in scadenza a fine anno. C’è poi la partita di Infrastrutture lombarde. Presidente è Giovanni Bozzetti, ex assessore comunale di An, ma è probabile che gli uomini di Ignazio La Russa debbano scegliere tra questo incarico e un ruolo di forte visibilità in giunta.
Infine, ma in cima alle attenzioni della Lega, la società di gestione di Expo 2015. L’interesse è diretto al ruolo (ancora inesistente) del direttore generale. Circola già un nome ed è quello di Danilo Broggi, ex presidente delle piccole e medie imprese della Confapi.
La Lega ha chiesto praticamente tutti gli assessorati pesanti. Oltre alla Sanità, l’Agricoltura, l’Industria, la Casa e persino le Infrastrutture, pretesa di bandiera che tiene sulla graticola l’assai votato assessore Raffaele Cattaneo, che a Varese ha sconfitto la Lega in casa. Formigoni e il Pdl hanno alzato le barricate sull’Agricoltura, da tempo in mano ad An e l’esito finale della vicenda è legato alle vicende romane e a chi avrà il ministero di Luca Zaia.

L’idea del governatore è che chi ha l’Agricoltura non può avere anche l’Industria, ovvero l’intero comparto delle Attività produttive e quindi vorrebbe far cedere una delle due deleghe alla Lega. Presto si vedrà chi l’ha avuta vinta.

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