La Regione bacchetta la Fiera: non facciano gli immobiliaristi

Un avvertimento nemmeno troppo velato quello che la Regione, tramite gli ispettori incaricati di passare al setaccio gli ultimi cinque anni di gestione della Fondazione Fiera, ha mandato alla sua controllata, creata per sviluppare il sistema fieristico milanese. O almeno dovrebbe: la fondazione si concentri sulla propria mission, e lasci perdere le speculazioni immobiliari. Non è piaciuta ai responsabili dell’Avvocatura regionale e a quelli della Fondazione, la maxirivalutazione dell’area di proprietà a Rho Pero. I terreni agricoli, che si estendono su una superficie pari alla metà di quella su cui sorgerà Expo, nel bilancio 2008/09 passano da un valore di 14,7 milioni di euro a 58 milioni. Merito del cambio di destinazione d’uso, da agricolo a edificabile, in vista appunto dell’evento del 2015.
E se la Fondazione giustifica la rivalutazione parlando di «valori di flussi di cassa attesi nel futuro», per gli ispettori non «è chiaro a quali flussi si riferisca dato che la fondazione dichiara non probabile la vendita nei sucessivi cinque esercizi e dato che si tratta di terreni agricoli che ad oggi non producono alcun reddito». Probabile spiegazione è che quei terreni, che secondo l’accordo raggiunto a ottobre (l’ipotesi di comodato d’uso) dovrebbero essere ceduti a titolo gratuito alla società Expo spa - anche se l’accordo di programma non è ancora stato firmato - per la realizzazione dell’esposizione universale, diventeranno edificabili. Ma l’obiettivo di largo Domodossola, secondo l’avvocato Pio Vivone che firma le 19 pagine, non deve essere «quello di realizzare una plusvalenza da vendite o cessioni comunque definite».
Il presidente della fondazione, Gianpiero Cantoni, entrato in carica il 23 dicembre 2009, non ci sta ad assumersi la responsabilità di chi l’ha preceduto. E in serata un comunicato, dai toni piccati, prende le distanze: «Nessuno degli atti che hanno suscitato perplessità circa l’aderenza alla mission della Fondazione è stato proposto o deliberato dai nuovi Organi attualmente in carica. La rivalutazione delle aree destinate ad ospitare Expo è stata effettuata dai precedenti organi in occasione della approvazione del bilancio dell’esercizio 1 luglio 2008 - 30 giugno 2009. Per inciso, dopo alcuni mesi da questa operazione l’Agenzia del Territorio valutava tale asset ad un livello ben superiore al valore rivalutato».
Nel mirino anche la società presieduta dal leghista Leonardo Carioni, Sviluppo Sistema Fiera, braccio operativo nell’engineering e contracting di Fondazione. Negli ultimi anni la controllata avrebbe ampliato la sua attività occupandosi, solo a Milano, della riqualificazione del Policlinico, del palazzo dell’Innovazione e del nuovo centro direzionale Wjc. «Pare che una parte rilevante di questi ambiti ed interventi - scrivono gli ispettori - non sia primariamente connessa con la mission di Fondazione Fiera».
A leggere tra le righe i risultati dell’ispezione non arrivano a caso: la Regione, in nome della trasparenza, anche in via preventiva, rivendica la sua funzione di controllo, dall’altra ha servito, come un piatto freddo, la sua «ripicca».

Non è andata giù la richiesta dei privati, fondazione Fiera e Cabassi, di 120 milioni di euro per le aree di proprietà su cui sorgerà Expo, valutate dall’agenzia del Territorio 54 milioni di euro. Un valore che di fatto aveva impedito che la strada dell’acquisto, intrapresa dal governatore, potesse andare a buon fine, tanto più che la questione dei terreni non è ancora chiusa.

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