La Regione blocca i prezzi e spende in spot

(...) dagli esercenti che hanno incrementato le vendite dei prodotti, per cui il costo è stato bloccato, del 20% per circa un milione di pezzi venduti in più. «Una scelta coraggiosa - spiega il presidente della Regione Claudio Burlando- che è stata premiata dai consumatori».
I dati della prima parte della campagna hanno evidenziato un aumento delle vendite per i beni a prezzo bloccato a fronte di una diminuzione delle vendite pari al 3%. Il paniere dei beni «stoppati» conta 75 articoli per la grande distribuzione, 50 per la media e 25 per la piccola. Si tratta prevalentemente di merce alimentare marchiata dal gestore del supermercato.
Diversi i dati per le singole realtà che hanno comunque evidenziato come la campagna «stop al prezzo» sia stata più sensibile proprio sui beni di prima necessità come pasta, passata di pomodoro, olio extra vergine d’oliva e latticini. Per le catene di supermercati si tratta di una scelta penalizzante come ha spiegato Francesco Belardini, presidente di Coop Liguria: «Si tratta di una misura temporanea e tattica - spiega-. Purtroppo non possiamo permetterci di accollarci l’aumento del prezzo degli articoli e, soprattutto, dobbiamo renderci conto che in Liguria il costo della merce è elevato anche a causa di gravi problemi logistici».
Una scelta strategica di marketing quella fatta dalle catene di supermercati che hanno aderito all’iniziativa e che ha anche evidenziato come, in termini di costi, questa campagna sia costata mediamente 500.000 euro in termini di mancati introiti.

Per la prosecuzione dell’iniziativa la Regione ha anche deciso di promuovere una campagna pubblicitaria a proprie spese con spot televisivi, manifesti e pubblicità sui giornali. Forse anche in questo caso si sarebbe potuto attuare uno «stop al prezzo».

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