La Regione denuncia: "Expo non è solo per i privati"

Formigoni boccia la proposta dei proprietari (e di Comune e Provincia) che cederebbero le aree in comodato in cambio dei diritti per edificare. Il Pirellone rilancia l’idea dell’acquisto: "È l’unico modo per difendere l’interesse pubblico". E ci sarebbe già il via libera di Tremonti e Bossi

La Regione denuncia: 
"Expo non è 
solo per i privati"

"Non abbiamo vinto l’Expo per dare vantaggi ai privati". La tregua non regge. Il governatore Roberto Formigoni rompe ogni indugio e attacca frontale il Comune e il sindaco Letizia Moratti ancora impegnata nell’estenuante trattativa con i proprietari delle aree di Rho-Pero dove dovrebbero sorgere i padiglioni dell’Expo. La cui proposta sarebbe "irricevibile, al limite dello scandalo" spiega chi in questi giorni dalle parti del Pirellone l’ha esaminata. A poche ore dalla scadenza del termine concesso per formulare un proposta tecnicamente e giuridicamente ineccepibile, la Regione abbandona comunicati felpati e dichiarazioni diplomatiche per attaccare l’asse Moratti-Podestà. Di ufficiale non c’è nulla. Ma Formigoni avrebbe commentato assai duro la proposta dei proprietari che punta a concedere i terreni in comodato d’uso. Secondo il governatore i privati con questa proposta incasserebbero "un vantaggio economico calcolabile in centinaia di milioni di euro". Con la Regione "sempre più convinta" che per difendere l’interesse pubblico l’unica soluzione sia la proposta di acquisto fatta da Formigoni. L’alleanza tra il duo Moratti-Podestà e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti? "Solo fantasie" taglia corto un fedelissimo di Formigoni. Che racconta come anche ieri un colloquio con Leonardo Carioni, plenipotenziario della Lega sui temi Expo e nominato dal Tesoro nel cda, avrebbe confermato l’interesse sia di Tremonti che di Umberto Bossi per il piano d’acquisto. Niente da fare, quindi, in Regione per la proposta della Belgioiosa srl del gruppo Cabassi e della Fondazione Fiera che in cambio del comodato d’uso con un indice di edificabilità dello 0,52 per cento, si impegnerebbero a pagare i 135,5 milioni di opere di urbanizzazione e a definire la ripartizione delle quote post evento:il 56 per cento che rimarrà in mani pubbliche e il 44 a disposizione dei proprietari che  potranno costruire "un mix funzionale libero a prevalenza residenziale". Già pronte le obiezioni. Oggi l’area è agricola. Diventerà edificabile e il rapporto tra quanto spetterà al pubblico e quanto al privato dal 70 e 30 per cento si è già spostata a 44 e 56 per cento. Il che significa 400mila metri di edilizia libera. Con un indice dello 0,52? No, perché le volumetrie saranno tutte concentrate nel terreno dei privati facendo lievitare l’indice reale dei diritti all’1,2. Altro vantaggio sanno le infrastrutture per un miliardo di euro costruite dal pubblico e il più grande orto tematico del mondo lasciato in eredità dall’Expo. Anche ai 135 milioni di contributi per le opere, vanno detratti quello che comunque Cabassi e Fiera dovrebbero versare come oneri di urbanizzazione. Riducendo di molto l’importo e rimandando il pagamento al 2016. Secondo il piano presentato, inoltre, le infrastrutture da costruire dovranno essere compatibili con il progetto. "L’assurdo è che il pubblico si dovrà adeguare al privato e non il privato al pubblico. Inconcepibile". Nessuna garanzia, inoltre, su future speculazioni o lottizzazioni. Facendo di conto, un’area che oggi vale qualche decina di milioni di euro, nel 2015 potrà valere almeno un miliardo e 200 milioni. Quell’enorme "vantaggio economico" di cui Formigoni parla con i suoi. Per ora dal Comune nessuna replica all’attacco di Formigoni. "Stiamo lavorando e presto arriveremo alla soluzione", spiega un collaboratore della Moratti lasciando capire che il sindaco preferirebbe i fatti agli attacchi verbali. Ma in Regione non c’è solo l’affaire Expo ad agitare le acque. Oggi non andrà in giunta la tanto discussa delibera sul finanziamento di 234mila euro da concedere a Cl per l’organizzazione del Meeting di Rimini. Uno scontro tra il Carroccio e l’area ciellina che sembra essere solo all’inizio. «La Lega non è An, qui si deve cambiare metodo »,ha tuonato ieri nei corridoi del Pirellone un colonnello. Lasciando intendere che quello indirizzato a Cl è solo il primo avvertimento. In via Bellerio non piace l’eccessivo "attivismo" di qualche assessore legato a Formigoni. A cominciare da quel Raffaele Cattaneo che "la scorsa settimana ha fatto due nomine in Cal attraverso Infrastrutture lombarde senza concordare nulla con nessuno". Di qui i malumori e il derby sulle spese tra il meeting di Rimini e il Capodanno celtico. "Si devono mettere bene in mente che la Lega non è mica An, qui si deve cambiare metodo. Le scelte vanno condivise".

Soprattutto perché in vista ci sono nomine pesanti come le direzioni generali della sanità, le Asl, gli ospedali, l’Arpa, Finlombarda e FnM holding. Oltre a un progetto di unione tra Ferrovie Nord e Ferrovie dello Stato per il trasporto locale che alla Lega non va proprio giù.

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