Antonella Aldrighetti
A quanto ammonta il disavanzo sanitario del Lazio? Si accettano scommesse e formule per contabilizzarlo. La giunta Marrazzo, tre mesi fa, aveva scaricato sulle spalle dei cittadini la preoccupazione di un deficit sanitario pari a 850 milioni di euro per il biennio 2003-2004 frutto della «malagestione Storace»; poi, mettendo le mani avanti, aveva stimato per lanno corrente un ulteriore buco di 500 milioni di euro. Incutendo così nuovi timori sul ripiano. Ieri Piero Marrazzo con gli assessori a Bilancio e Sanità, Augusto Battaglia e Luigi Nieri, hanno dato i numeri sul deficit sanitario ribattezzandolo massa critica, che ammonta ad altri 1.231 milioni di euro. Cifra che, per bocca di Nieri, è frutto della «verifica puntuale dei conti delle Asl condotta sui bilanci consuntivi del 2003 e del 2004 dai nuovi manager». Per cui il dissesto globale sulla gestione pregressa avrebbe prodotto un deficit pari a 2 miliardi e 90 milioni di euro. Motivo che indurrebbe ogni saggio amministratore a correre subito ai ripari? Macché, sono in arrivo altre spese perché il ripiano si opererà mettendo in piedi il monitoraggio sulle spese correnti attraverso unapposita agenzia di internal auditing e controller: una sorta di cruscotto - così piace chiamarlo a Marrazzo - in capo a Laziomatica e costituito da valenti professionalità. E sul metodo? «Presenteremo un emendamento in Finanziaria per spalmare negli anni successivi il deficit e ovviare così al commissariamento» taglia corto il presidente. Ma a ben guardare in tutto questo turbinìo di numeri negativi, come fa lassessore Battaglia ad assicurare il taglio dei ticket sui farmaci entro il 21 dicembre e a garantire a cliniche e ambulatori privati un incremento delle tariffe che produrrà un ulteriore impegno di spesa pari a 160 milioni di euro? E se deficit fosse solo una scusa per far digerire a verdi, comunisti italiani e Prc il patto sottoscritto con i privati? «È di certo un pretesto - sostiene Andrea Augello (An), vicepresidente del consiglio regionale - perché di quei 1.231 milioni di euro almeno il 70 per cento è stato pagato già di cassa fino al 2004. Restano le spese di competenza riferite a quei meccanismi che saltano fuori quando si tirano le somme sul pregresso, come del resto abbiamo fatto noi quando abbiamo preso in mano le redini della regione nel 2000. Sono cose che ogni amministratore conosce. E Battaglia lo sa che le spese di produzione le fornisce lAgenzia di sanità pubblica, non i manager delle Asl, e poi ne mette a conoscenza lassessore». Ad Augello piace definire la volata di numeri sulla sanità come una pantomima quando apprende che, a sentire Battaglia, il surplus di competenze riconosciuto alla sanità privata sarebbe pari solo a 5 milioni di euro. «Mi chiedo perché allora dicono che sia il 12 per cento del milione e 200mila euro di ammanco: la percentuale conteggiata è di molto superiore, piuttosto - replica - lassessore Battaglia già il 4 agosto aveva inviato alle aziende sanitarie il riparto definitivo delle risorse disponibili sul 2004 del Fondo sanitario regionale (protocollo n.99003). Motivo per cui i nuovi manager non avrebbero messo le mani su alcun deficit fuori bilancio».
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