«La Regione lascia i giovani per strada»

(...) riferimento denuncia don Lorenzelli, sta nella delibera 734 della Giunta regionale del 14 luglio scorso e nel decreto dirigenziale 2202 del 17 luglio, che riformano il settore e individuano i soggetti che potranno attuare percorsi di istruzione e formazione professionale dal 2006 al 2009.
Spiega don Lorenzelli che la Regione ha attivato i corsi senza tenere conto delle preiscrizioni, che come ogni anno sono iniziate con il Salone Formula a novembre per chiudersi a marzo, anzi a giugno visto che c’è stata una proroga. I risultati sono disastrosi: alcuni corsi non sono stati attivati nonostante contassero molti giovani, che adesso non sanno che pesci pigliare. Altri sono stati previsti ma probabilmente non potranno partire perché non raggiungono il limite minimo di 12 allievi. Altri ancora sono stati assegnati a zone diverse rispetto al passato, per esempio da Genova al Tigullio, costringendo i ragazzi a quella che don Lorenzelli chiama «deportazione forzata di studenti da una città all’altra». Il tutto con l’aggravante, sottolinea il presidente del Cnos Mario Lela, del passaggio dagli enti di formazione alle Province della gestione delle graduatorie, con buona pace del rapporto fiduciario con le famiglie: «Fino all’anno scorso gli enti parlavano con i genitori. Adesso le Province inviano agli enti i nominativi dei preiscritti, e gli enti devono contattarle. E vuol sapere la più bella? le classi vanno formate entro il 4 settembre, quindi noi avremo solo il mese di agosto per cercare tutti, come se la gente non fosse in ferie». E infatti da diversi giorni il centralino del Don Bosco e degli altri istituti scolastici è impazzito, con furenti e preoccupati genitori a caccia di rassicurazioni che nessuno può dare.
Conferma i disagi il direttore delle Politiche formative e dell’Istruzione della Provincia di Genova Roberto Dasso, che pure segnala come questa fase sia ancora sperimentale: «Sì è vero, gli enti non hanno più il contatto diretto con le famiglie, e per noi si tratta di un surplus di lavoro che si sarebbe potuto evitare». La verità, precisa Dasso, è che la riforma sarebbe intelligente, se fosse partita nella sua interezza: «I corsi che mancano all’appello non sono stati cancellati, ma spostati nell’ambito di quattro nuovi Poli formativi di Economia del mare, Information e communication technology, Turismo alberghiero ed Economia sociale che si prefiggono di accompagnare gli studenti in un percorso verticale. Solo che il primo Polo è partito, gli altri non ancora».
Un pasticciaccio brutto perché «la Regione ha voluto fare tutto di fretta, e la fretta non è mai una buona consigliera» spiega il dirigente. Trattasi di mille giovani in tutta la Liguria, 506 dei quali in provincia di Genova. Per rendere il quadro, spiega Dasso che a Genova solo 380 riceveranno le risposte che cercano, gli altri dovranno accettare di iscriversi a corsi che non avevano scelto. Oppure niente. Il percorso elettrico ed elettronico, per dire. Ci sono 102 preiscritti ma solo due corsi, uno nel Tigullio, l’altro al Cnos: significa che, su classi di massimo 22 persone, così stabilisce il decreto, solo 44 avranno il posto. Per questo è imbufalito don Lorenzelli: «Stiamo parlando di ragazzi che vengono da abbandoni e da insuccessi scolastici e che spesso vivono in situazioni familiari difficili. Il decreto della Regione li demotiva ulteriormente, mettendo a rischio il loro stesso futuro, oltre alla sopravvivenza di molti enti cui sono stati tolti i corsi e quindi del posto di lavoro dei dipendenti».
La Regione ha stanziato 1.530.000 euro per i Poli formativi, 20 percorsi didattici in tutta la Liguria, e 1.920.000 per gli altri 19 corsi di istruzione e formazione attivati in via sperimentale. «Diranno che non ci sono soldi a sufficienza o che io protesto perché il Don Bosco l’anno scorso aveva cinque corsi e quest’anno ne ha due, ma non è così - anticipa le polemiche Lorenzelli -. Io non cerco privilegi, ma credo che la Regione debba considerare prioritario un settore tanto delicato, perché il rischio è che questi giovani finiscano in mezzo a una strada, fra droga e crimini». Sia la Provincia sia gli enti interessati hanno provato a segnalare alla Regione le storture del decreto. Macché. «Costa non ci ha neppure ricevuti. Si comporta come se avesse la verità in mano: lui studia la soluzione, noi dobbiamo accettarla. Ma qui ci sono enti che si occupano di queste cose da cento anni, e che hanno da dire ben più di quello che può dire lui, che a questo settore si è appena affacciato».


Per quanto rabbioso, quello di don Lorenzelli è un appello al confronto: «Costa si metta in una posizione di ascolto, perché questa riforma non è dignitosa, è vergognosa. E non si può tollerare una simile mancanza di rispetto da parte di un’amministrazione pubblica». Ma la campagna elettorale è lontana.

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