E meno male che Piero Marrazzo si vanta di avere imboccato il sentiero aureo della trasparenza. A leggere i nomi degli uffici che fanno parte del Segretariato generale della Regione, viene da pensare che quella politica sia fallita su tutta la linea. Esiste infatti una struttura, tanto per fare qualche esempio, che si occupa del «servizio di valutazione e controllo strategico», mentre unaltra bada a «piani e progetti speciali del comitato di programmazione». Più in là ecco il coordinamento «delle attività di attuazione degli strumenti sullabusivismo urbanistico» e, poco oltre, persino quello «operativo e di supporto alle attività della cabina di regia».
Non si tratta di uno scherzo o di un rebus per palati fini dellenigmistica, ma di una sequela di funzioni abbastanza fumose e un bel po redditizie attivate in via Cristoforo Colombo, dove chi le svolge arriva a guadagnare dai 68mila euro ai 138mila euro lanno. Fatto ancora più grave è che non è previsto un tetto massimo in grado di porre limiti a questi incarichi speciali. O meglio esisteva, ma è stato abbattuto dallo zelante commissario con un colpo dascia, tramite una delibera vecchia di tre anni e mezzo, ma che naturalmente dispiega i suoi effetti ancora oggi.
A denunciarlo è Fabio Desideri dei Cristiano Popolari-Pdl, che ne approfitta per ironizzare: «Il presidente, lo stesso che predica austerity e taglia lassistenza sanitaria, ha costruito la fabbrica delle poltrone. Purtroppo non stiamo esagerando». Andiamo con ordine: la giunta Storace aveva posto alcuni paletti al numero massimo di strutture attivabili dal segretario generale, proprio al fine di contenere gli sprechi: non ci potevano essere più di sei aree, quattro posizioni dirigenziali individuali e quattro servizi. Marrazzo invece, cinque mesi dopo il suo insediamento, ha spalancato le porte stravolgendo le regole. «Il centrosinistra - spiega Desideri - ha modificato le norme togliendo i limiti al numero di strutture e aree di pertinenza del segretario generale. Ora sono addirittura 23. E tutti gli scranni, meno uno, risultano assegnati a esterni. E poi dicono che cè la crisi».
Non finisce qui: ogni ufficio porta con sé una lunga serie di spese tra personale di segreteria, stanze dove è ospitato, telefoni, computer, materiale di cancelleria e simili, tutte naturalmente a carico dei contribuenti. Che pagano 110mila euro per le relazioni istituzionali e i rapporti con lUnione Europea, altrettanto per «i rapporti con i cittadini, le formazioni sociali e i soggetti economico-sociali». La stessa cifra valgono le politiche in favore dei giovani e la «verifica dellattuazione delle politiche regionali», mentre ci vogliono altri 85mila euro per le strategie di informazioni interne, «che sa tanto di opera dintelligence», come stigmatizza Desideri.
Ruoli a volte in carta carbone, simili ai compiti già assolti dagli assessorati; posizioni che si duplicano e si affastellano luna sullaltra, che si aggiungono anno dopo anno, mese dopo mese, in barba agli sprechi. Accompagnate da un unico dubbio che si insinua e non va più via, lidea che si tratti di uffici fantasma, di parcheggi di lusso per soggetti che non potevano essere lasciati a piedi. «La Giunta di centrosinistra - ipotizza Desideri - ha trovato il modo di tessere una ragnatela di uffici dove sistemare gli amici e gli amici degli amici. Fra cui qualcuno rimasto senza poltrona a seguito della sconfitta al Campidoglio.
Regione Lazio: fabbrica di «poltrone» inutili
GLI INCARICHI Gli stipendi dei «fortunati» vanno dai 68mila euro lanno fino a 138mila e non è previsto un tetto massimo per porre fine agli sprechi
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