È un grido daiuto. E insieme una protesta contro la Regione Lazio.
Viene da circa 400 disabili, quasi per la metà bambini, che rischiano di finire in mezzo ad una strada perché a dicembre potrebbe chiudere il reparto che li assiste nella Casa di cura Villa Fulvia, perché la struttura non riceve laccreditamento promesso da anni dalla sanità regionale.
Stamattina alle dieci i familiari dei malati e gli operatori sanitari della clinica faranno una manifesteranno di protesta per la seconda volta (la prima è stata il 20 novembre) sotto la sede della Regione Lazio. «Per favore aiutateci - dicono-siamo gli inascoltati della sanità».
Nel 2006 questi malati vennero accolti a Villa Fulvia, con il personale che prima lavorava nei centri di Lady Asl, chiusi in seguito dello scandalo giudiziario. In questi anni hanno seguito lì il loro percorso terapeutico, in un ambiente familiare e sereno che garantiva loro continuità di cura e di assistenza, con personale competente ed attento. Ma ad ottobre la direzione della clinica ha comunicato a pazienti ed operatori la sospensione, dal prossimo mese, dell'attività assistenziale e dei progetti riabilitativi. Una decisione annunciata come «ineludibile ed improrogabile», dovuta a penalizzanti provvedimenti adottati dalla Regione Lazio e dalla AUSL RM B e dal mancato accreditamento, anche solo provvisorio, della struttura. Tutte cose che hanno determinato una costante diminuzione, nel corso degli anni, delle risorse finanziarie. Adesso, se i pazienti venissero dimessi, si troverebbero nella paradossale condizione di non poter accedere in nessunaltra struttura se non dopo anni ed anni di attesa.
«Ancora una volta la Regione - afferma il Comitato dei genitori dei malati- promette e non mantiene e continua a giocare con la vita di 160 bambini disabili 190 adulti disabili e 100 operatori. Il 20 novembre, dopo la manifestazione, cè stato un incontro con il commissario straordinario per la sanità Elio Guzzanti. «Ha preso un impegno formale con il nostro presidente e il responsabile del servizio - spiegano i familiari dei pazienti- , dicendo che nell'arco di una settimana avrebbero firmato un decreto che ci permetteva di proseguire le terapie e il lavoro degli operatori. Um impegno morale, tanto che gli è stato consegnato il fischietto di uno dei bambini con la promessa di tornare a riprenderlo la settimana successiva. Ma ora ci sentiamo presi in giro ».
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