Fosse stato per la Regione Liguria, lopinione pubblica non avrebbe dovuto sapere nulla di quanto accaduto in consiglio regionale. Per la Regione Liguria non si sarebbe neppure dovuto informare lopinione pubblica che ieri era in programma una seduta di consiglio regionale. Questa è la «trasparenza» del consiglio, di quella che tanto pomposamente si definisce «assemblea legislativa». Ebbene, quella che dovrebbe essere la sede che rappresenta i cittadini non ha neppure informato della convocazione della seduta. Nessun comunicato, nessuna telefonata. Nulla. Semplicemente perché lufficio stampa è stato annientato, cancellato tutto dun colpo. Dal primo gennaio, tutti a casa.
Non si tagliano spese inutili, consulenze e prebende. Ma si azzera un ufficio, e la colpa di chi è? Indovinato: di Silvio Berlusconi. Perché la Regione ha colto loccasione offerta da un decreto del ministro Tremonti che lo scorso agosto chiedeva alle pubbliche amministrazioni di dimezzare il numero dei contratti a termine arrivati a scadenza. Già il fatto che un ufficio stampa fosse interamente costituito da cinque giornalisti tutti con contratto a termine è quantomeno incredibile. Resta poi laspetto più grave. Quello matematico. Perché 5 diviso 5 non fa zero. Invece la Regione ha deciso di non rinnovare il contratto a nessuno dei cinque. Sempre con la promessa che ci sarà un concorso. Forse, chissà. E soprattutto, quando?
Il consiglio regionale dunque decide di risparmiare non sugli sprechi, ma sulle spese necessarie al buon funzionamento. E lo fa con la scusa di rispettare la legge. Peccato che non rispetti quella stessa legge (che chiede solo di dimezzare) e contemporaneamente ne violi unaltra, quella che impone a tutte le amministrazioni pubbliche di dotarsi di un ufficio stampa. Sempre ammesso che la Regione Liguria sia improvvisamente diventata così ossequiosa delle norme. Perché, ad esempio, appare superfluo ricordare, a maggioranza e opposizione, come nessuno abbia mai nulla da dire quando ogni anno si approvano leggi sulla caccia che regolarmente vengono poi impugnate per incostituzionalità e bocciate dalla Consulta. Perché si sa che le deroghe per storni e fringuelli sono contro la legge, ma tutti, in maniera bipartisan, se ne fregano.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.