(...) Mai, fino a ieri, nel corso della seduta inaugurale, i consiglieri di maggioranza e opposizione avevano chiesto la parola per intervenire sulla nomina del consiglio di presidenza. Venivano proposti i candidati, poi scattava lelezione. Ieri invece dai banchi della minoranza hanno chiesto la parola in tre. Prima Matteo Rosso, capogruppo del Pdl, poi Marco Melgrati e infine Edoardo Rixi della Lega Nord. Per tutti, lobiettivo era Rosario Monteleone, appena indicato da Nicolò Scialfa come presidente ideale. «Spiace che la sinistra abbia presentato questa candidatura senza cercare prima una condivisione, ma solo in base al frutto di accordi interni della maggioranza - ha attaccato subito Rosso - Abbiamo davanti 5 anni in cui dovremo dimostraci il meno litigiosi possibile agli occhi dei cittadini e questo è lesordio. Un modo di agire che contrasta anche con lo Statuto della Regione, secondo il quale il presidente deve assicurare i diritti della minoranza. Lo dico con grande pacatezza, ma questo è un grande dispiacere». E poi via con lattacco preciso sul nome scelto. Nulla di personale, ma molto di politico. Perché Monteleone significa Udc. «Come persona Monteleone è caro a tutti noi, ma il suo partito rappresenta lincoerenza e lopportunismo politico». Stessi concetti espressi da Marco Melgrati, che non ha esitato ad anticipare al rappresentante dellUdc quali saranno i suoi grattacapi più seri «quando si troverà a dover affrontare temi come la pillola abortiva, le coppie di fatto, i pacs e altre scelte che contrastano con i valori che dice di sostenere».
Anche Rixi si rivolge a Monteleone e, giusto per dimostrare come la prassi non appartenga a questo consiglio, gli dà del «tu». Riprende anche lidea di candidare Gino Garibaldi, esponente del Pdl che però non avrebbe incontrato troppe resistenze neppure a sinistra. E si dice pronto alla svolta storica, quella di far sostenere un Garibaldi dalla Lega, in barba alle polemiche sullUnità dItalia. Insomma, lopposizione si rifiuta di presentare un candidato alternativo, ma su Monteleone non cè condivisione. E la maggioranza non ha i numeri per eleggerlo al primo e al secondo tentativo, quando servirebbero 27 voti. Nellurna finiscono prima 14, poi 15 schede bianche. Quando si va alla terza votazione, dove basta la maggioranza semplice, Monteleone passa con 25 consensi, 14 schede bianche e 1 nulla, sulla quale cè scritto proprio «Viva Garibaldi». Il voto segreto non consente di allontanare i sospetti da un leghista. Nessuna polemica invece sui due vicepresidenti (Michele Boffa del Pd e Gino Morgillo del Pdl) e sui due segretari (Giacomo Conti di Rifondazione e Francesco Bruzzone della Lega).
Terminato il discorso di insediamento di Monteleone, comunque sottolineato da applausi bipartisan per superare la polemica, tutta lattenzione si è concentrata sulle curiosità del nuovo consiglio. Abbassata letà media, il pubblico attendeva allesordio anche le nuove consigliere. La sobrietà e leleganza hanno caratterizzato il primo giorno di scuola. Quasi tutte impeccabili in tailleur nero o blu le signore. Uno chanel per Roberta Gasco che come Marylin Fusco ha scelto la gonna, un gessato per Lorena Rambaudi che ha preferito i pantaloni come le altrettanto eleganti Raffaella Della Bianca e Raffaella Paita. Uno spezzato decisamente sportivo è stata invece la scelta meno istituzionale della ex hostess Maruska Piredda alla quale evidentemente la divisa è sempre andata stretta fin dai tempi in cui esultava allidea di togliersi quella dellAlitalia. Senza troppe concessioni alla fantasia labbigliamento maschile. La cravatta più sgargiante era «solo» la regimental rosa e azzurra di Morgillo, mentre Matteo Rosso strizzava locchio alla Lega con la sua verde smeraldo.
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