Regione, si moltiplicano i parenti-dipendenti

Antonella Aldrighetti

Le politiche sociali messe in cantiere dalla giunta regionale del Lazio non lasciano spazio a troppe iniziative, avendo come denominatore comune la «familiarità». Nel prosieguo si vedrà perché, almeno a oggi, i cittadini si dovranno accontentare di conoscere solo quelle che potrebbero essere chiamate, senza troppe possibilità d’appello, come le «politiche per la famiglia di...» che il governatore Piero Marrazzo ha appena varato. E dove l’aggiunta del complemento di specificazione sta a significare il cognome dei congiunti che hanno usufruito del trattamento di favore.
Per passare ai dettagli, viene spontaneo accennare al caso della famiglia del signor Fulvio Liberati. Che ricopre già l’incarico di capo segreteria tecnica del presidente del consiglio regionale Massimo Pineschi, mentre la figlia Ilaria è collaboratrice del segretariato generale. Un incarico a tempo «pieno e determinato per 5 anni». Risulta curioso inoltre che nell’atto siglato dall’ex teledifensore civico quello della trentunenne Ilaria sia definito come «incarico di carattere fiduciario», precisazione che lascia intuire che la famiglia Liberati possa appartenere alla folta schiera dei sostenitori di Marrazzo. Ma è possibile che sia sufficiente un legame di parentela per ottenere un ingaggio nella «casa di vetro»? «Sembra che basti e avanzi, perché quello di padre e figlia Liberati non mi pare l’unico “caso di famiglia” che si sia perpetrato», commenta Bruno Prestagiovanni, consigliere regionale di Alleanza nazionale e già assessore al personale nell’ex giunta Storace. «È comunque una caduta di stile da parte del presidente - insiste - che lascia intendere di avere poca dimestichezza con la cosa pubblica. Certo è che vorremo evitare di andare tutti assieme a Mi manda Raitre per tutelare i diritti dei cittadini del Lazio».
Ed ecco infatti venir fuori altri casi analoghi. Come quello di una madre e di una figlia addirittura al lavoro nello stesso ufficio. La mamma è Patrizia Camponeschi, capo della segreteria dell’ufficio di gabinetto di Marrazzo. E sua figlia, la ventunenne Gaia Bottino, è impiegata a contratto alle sue dirette dipendenze. Restando nei paraggi delle «stanze dei bottoni», troviamo anche Alessandra Luciani, ingaggiata presso l’ufficio rapporti istituzionali del presidente. Che però non è la prima di famiglia a trovare lavoro nell’ente governato da Marrazzo. Suo fratello Adelfo, infatti, è il responsabile della segreteria dell’ex giornalista. Una scelta certamente non casuale, considerato che lei stessa è una rappresentante di quelle istituzioni con le quali ora dovrà curare i rapporti. La Luciani è infatti la capogruppo della Margherita nel parlamentino del I municipio di Roma.
Un numero di casi emblematici che fa tornare alla mente come proprio sotto il governo regionale ulivista il manager del policlinico Umberto I di Roma ha accolto nella schiera dei collaboratori addirittura la moglie. Ubaldo Montaguti ne ha siglato il contratto il 29 agosto scorso, per la durata di 5 anni, alla cifra di 108.455 euro e un bonus del 20 per cento sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Il contratto, dopo essere stato impugnato presso il tribunale del lavoro dalla Fials Confsal è stato sì rigettato, ma la sentenza ha pure asserito che «si tratta di profili certamente seri e meritevoli di approfondimento, che però non interferiscono con l’esercizio delle libertà sindacali». Approfondimenti che, fanno sapere dal sindacato, verranno chiesti alle sedi opportune.

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