Cronaca locale

Regione, Verdi e Ds ora contestano Kyoto

Il presidente: «È tutto previsto nel protocollo»

L’ultima «profezia» è dell’Istituto Bruno Leoni, come raccontato ieri dal Giornale. Aderire al protocollo di Kyoto - il trattato che obbliga l’Italia a ridurre del 6,5 per cento le emissioni di anidride carbonica entro il 2012 - costerà caro alle nostre imprese. Secondo il centro di ricerca, che ha ripreso uno studio del Council on Capital Formation, le aziende italiane saranno costrette, di fronte all’aumento dei costi, a tagliare 211mila posti di lavoro dal 2008 al 2012. Ed è facile prevedere che buona parte di questi tagli saranno in Lombardia. Ecco spiegata l’azione annunciata da Roberto Formigoni per mitigare gli effetti negativi sull’occupazione legati al trattato. «Si tratta di un aiuto economico alle imprese lombarde», ricorda il governatore, che saranno chiamate nei prossimi anni a investimenti consistenti per ridurre le emissioni. Ma la mossa non è piaciuta all'opposizione in consiglio regionale. I verdi apprezzano l’iniziativa ma si chiedono dove troverà i soldi la Regione. Secondi i Ds, invece, andrebbero spesi diversamente. Ed è solo l’inizio.
Il trattato di Kyoto, firmato nel 1997 e recepito dall’Italia lo scorso febbraio, punta a combattere il riscaldamento globale del pianeta attraverso la riduzione dell’anidride carbonica, il principale responsabile. L’Italia, in base a quanto deciso dall’Unione Europea, dovrà ridurre le emissioni del 6,5 per cento entro il 2012 (il calcolo è fatto sulle emissioni del 1990) e il governo ha deciso come ripartire lo sforzo tra le imprese dei settori più inquinanti, dalle centrali elettriche alle fabbriche di ceramiche. Ognuna di loro potrà produrre nel periodo 2005-2007 una certa quantità di anidride carbonica: chi resterà sotto la soglia potrà rivendere la differenza (sotto forma di quote di gas da immettere in atmosfera), chi la supera dovrà invece acquistare nuovi «crediti», pagare cioè il diritto a immettere altre tonnellate del gas. Le aziende potranno scambiarsi i crediti tra loro, farlo attraverso un mediatore (sono nate delle «borse dei fumi» dove il prezzo del credito per una tonnellata oscilla tra i 24 e i 28 dollari) oppure tramite i Carbon Found della Banca Mondiale, che reinvestirà l’incasso in progetti per migliorare l’ambiente nei Paesi poveri. Qui i crediti costeranno quattro volte meno, 6-8 dollari.
E proprio alla Banca Mondiale si è rivolta la Regione che, per accedere al sistema e agevolare così le imprese lombarde, è pronta a investire 100 milioni euro. Ora, ha spiegato Formigoni, serve solo il via libera della giunta. Ma la mossa non piace all’opposizione. I Verdi ne fanno una questione di bilancio: «Siamo contenti dell'intenzione, ma non abbiamo capito dove Formigoni vada a prendere i soldi - dice Carlo Monguzzi -. E preferiremmo che oltre a piantare alberi in Amazzonia intervenisse per ripulire i sistemi industriali e di produzione dell'energia della nostra regione». I Ds contestano invece la scelta. «Comprare il diritto a produrre smog è una scelta che va nella direzione sbagliata. Quei soldi andrebbero usati per diminuire le emissioni, attraverso il risparmio energetico e l'incentivazione del trasporto pubblico», attaccano i consiglieri Marco Cipriano e Giuseppe Civati. La replica non si fa attendere. «Forse qualcuno l’ha dimenticato, ma l’accordo con la Banca Mondiale è fatto proprio in base al protocollo di Kyoto», spiega Formigoni dagli Usa. E aggiunge: «La nostra lotta all’inquinamento si fonda su due principi: l’incentivo e la sanzione. A noi interessa che tutte le imprese si mettano in regola.

Anche ora abbiamo fatto la nostra parte».

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