La «regola» di Pezzali: un bicchiere mezzo pieno di passioni e volontà

Gongola per la sua estate live che in 30 date, sempre affollatissime, gli ha confermato tutto l’amore del pubblico. Ora un ultimo piccolo sforzo con tre concerti nella sua Lombardia, stasera all’Idroscalo, domenica al Castello visconteo di Pavia e il 19 a Lariofiere di Erba ( ticketone.it, Pavia 0382 461527).
Il primo disco live, un romanzo all’attivo, un bimbo in arrivo: il suo bicchiere è molto più che «mezzo pieno», quello dei giovani del suo pubblico invece com’è?
«A volte è tutto pieno: vedo poco autocontrollo e, senza fare il moralista, mi sembra che i giovani esagerino anche con l’alcol, solo per provare emozioni. In realtà li vedo preoccupati e confusi. Oggi l’eccessivo bombardamento «materiale» ne svilisce la creatività. Quando ero ragazzo, mi dedicavo col cuore alle mie passioni. Partivo per Milano col treno a caccia di un disco. Oggi i giovani hanno tutto, ma sono abulici: fanno download illegale, hanno giga e giga in memoria e poi magari non ascoltano nemmeno la musica. Sono come seduti ad un ristorante che ha troppe portate»
Anche Lei però ama e utilizza la tecnologia per dialogare con i fan
«Vero: è un uovo di Colombo. In due mesi ho scritto un libro per cui sarebbero occorsi anni, senza usare internet per le ricerche».
Lei parla con chiarezza ai giovani : qual è il segreto?
«Sintonia, sincerità e non assumere toni didascalici»
Il suo libro Per prendersi una vita distrugge il mito della rock star maledetta: non starà diventando troppo saggio e adulto?
«La morte di Joe Strummer dei Clash, mentre, a 50 anni, portava a passeggio il cane mi è sembrata la fine dell’idea stessa di trasgressione e sullo sfondo c’è una sorta di romanzo di formazione per i quattro protagonisti»
Vive a Roma, ma canterà a Milano e nella sua Pavia: un aggettivo per le tre città?
«Milano da emozioni da «terziario avanzato»: tutti si frequentano per categorie lavorative, senza interscambio. Roma è l’opposto, un «piccolo» paese di 4 milioni di abitanti. Pavia è speciale: intima e storica al contempo»
Che cosa è rimasto nella sua Pavia cantata in Con un deca?
«Due discoteche e 106 farmacie: i numeri sono cambiati. I locali di riferimento anche: all’epoca c’erano il Docking, più fighetto e il Celebrità, più rock. Poi c’era lo Spazio Musica, col mitico Bruno, un Marx prestato al rock&blues e il Jolly Blue. Ora i pavesi non li distingui più dai milanesi, cittadini e provinciali, vestiamo tutti uguali. Anche l’università è cambiata: sempre prestigiosa, ma c’è un minor senso di appartenenza alla classe studentesca».
Il concerto di Pavia chiuderà il Festival dei saperi, dedicato a musica e matematica: passi per la prima, ma in matematica come se la cava?
«Ero un eterno rimandato: allo scientifico Taramelli e poi al Copernico arrancavo per un 6. Avrei fatto meglio il classico, ma quando iniziai c’era un binomio terrificante con due «prof», Francese e Greco, che mi spaventava.

Poi però ho recuperato: la musica può essere in 4/4, la strofa è spesso in multipli di 4 o 8, il mio gruppo si chiamava 883. Promosso?»
Promosso, ora vediamo come se la caverà da papà: Hilo nascerà fra poco. Che cosa accadrà?
«Mi scioglierò come tutti, ninnandolo e cantando Come mai, ma chi sarai per fare questo a me!».

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