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«Regole d’ingaggio ok»: truppe anche da Berlino

A fine mese dopo il sì del Parlamento partiranno 2400 uomini della Marina

Salvo Mazzolini

da Berlino

E alla fine anche i tedeschi andranno in Libano. La decisione è stata presa dopo una trattativa tra Berlino, il quartier generale dell’Onu a New York e Beirut sulle regole di ingaggio. Trattativa lunga e difficile perché la Germania poneva per la sua partecipazione alla forza di pace una condizione irrinunciabile: non solo regole chiare e condivise ma anche di avere piena libertà di azione nell’area di sua competenza, senza intralci da parte delle autorità libanesi, in modo da essere sicuri sulla efficacia della missione e di evitare il ripetersi di altre missioni di pace che hanno dovuto rassegnarsi al semplice ruolo di osservatori senza la possibilità di intervenire contro le violazioni della tregua e con la sola certezza di mettere a rischio la vita dei propri soldati.
Superate le resistenze di Beirut che voleva mantenere alcune zone grigie, è stato raggiunto un accordo giudicato pienamente soddisfacente dal governo tedesco. «Abbiano ottenuto regole dettagliate come non è mai avvenuto per nessuna missione dell’Onu», ha detto il ministro degli Esteri Steinmeier. Come già si sapeva non ci saranno forze terresti ma solo navali, con il compito di pattugliare le coste libanesi per impedire lo sbarco di armi alle milizie di Hezbollah. A fine mese, dopo il sì del Parlamento, salperanno due fregate accompagnate da navi appoggio, scialuppe veloci, dragamine, elicotteri e aerei radar con compiti di ricognizione. La spedizione, che durerà un anno e comprenderà 2.400 uomini tra militari e civili, perlustrerà tutta l’area antistante il Libano, potrà avvicinarsi alle coste e intervenire autonomamente con azioni di forza, quindi anche aprire il fuoco, in caso di sbarchi clandestini. Successivamente si aggiungeranno unità navali danesi, olandesi e di altri Paesi del nord Europa che saranno sotto il comando tedesco.
Scoglio principale durante la trattativa è stata la posizione del governo di Beirut preoccupato di salvaguardare la sovranità libanese nelle proprie acque territoriali ma anche di non irritare troppo Hezbollah (il cui ramo politico fa parte del governo). Di qui la condizione posta in un primo tempo dal Libano: le navi dovevano rimanere a sette miglia dalle coste ed entro quest’area spettava alla marina libanese intervenire con azioni di forza. Condizione subito respinta da Berlino perché la forza navale tedesca avrebbe avuto solo compiti di segnalazione, tra l’altro del tutto inutili non avendo la marina libanese mezzi adeguati per intervenire. L’accordo raggiunto non pone limiti né all’avvicinamento alle coste delle navi tedesche né a eventuali interventi con la forza. L’unica concessione a Beirut riguarda la presenza a bordo di ufficiali libanesi che dovranno essere consultati, ma le decisioni verranno prese dal comando tedesco senza restrizioni.
Raggiungere l’accordo, ufficializzato in un documento dell’Onu, non è stato è facile e si è anche sfiorata la rottura della trattativa.

Alla fine ha prevalso l’intransigenza di Berlino, dovuta anche al fatto che le ali scettiche dei due partiti governativi minacciavano di votare contro in Parlamento in assenza di regole di ingaggio più chiare di quelle concesse dall’Onu ad altri Paesi partecipanti alla forza di pace.

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