«Non cè polemica. Tecnici e politici partecipano» alla scrittura delle regole. Lo ha detto ieri a Iqaluit, in occasione del G7 finanziario in canadese, il governatore della Banca dItalia Mario Draghi, spegnendo così possibili polemiche sul predominio dei politici sui tecnici per ciò che riguarda la scrittura delle nuove regole della finanza. Draghi ha fatto riferimento alle dichiarazioni di venerdì del ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, che aveva parlato di primato della politica sui tecnici, non senza toni polemici. Le regole della finanza - ha detto Tremonti - o le fanno i governi o non servono a niente». E quelle dei tecnici «le abbiamo attese due anni e non abbiamo visto nulla». Con probabile riferimento al Financial stability board, guidato appunto da Draghi.
In proposito il governatore ha ieri voluto sottolineare che «le riforme di Basilea 2 e 3 non pregiudicano la ripresa» e che in ogni caso «verranno applicate con la dovuta gradualità. I tempi saranno sufficientemente lunghi affinché il mercato non sconti in anticipo i cambiamenti». Nel corso dei lavori del G7 si è discusso «del lavoro per riformare Basilea 2. Un completo consenso per ridurre al massimo larbitraggio regolamentare», ha aggiunto Draghi.
Al termine del vertice, a parlare a nome del G7 è stato il ministro padrone di casa, Jim Flaherty. I Paesi del G7 hanno riaffermato il loro impegno a sostenere leconomia nella fase di ripresa con cui è uscita dalla recessione mondiale, ha detto Flaherty. Senza però lasciare le banche fuori dal discorso. Anzi: Flaherty è stato molto chiaro, dichiarando che «le istituzioni finanziarie devono pagare i costi della crisi».
Sul sostegno delleconomia da parte dei Paesi del G7 è stato sulla stessa linea anche il segretario di Stato al Tesoro americano: «Dobbiamo assicurarci - ha detto Timothy Geithner - che non comprometteremo la ripresa». Mentre «siamo tutti determinati a continuare a sostenere le nostre economie, fino a quando non sarò stabilita la ripresa», ha affermato il ministro delle finanze britannico, Alstair Darling.
Infine, il caso Europa.
«Le regole non fermeranno la ripresa»
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