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Renata Polverini e i suoi "vizietti" di sinistra

Da quando è segretaria dell’Ugl, il sindacato ha perso una valanga di tessere. Eppure ha spuntato la candidatura a governatore del Pdl in Lazio. Finiana doc, adora D’Alema. La Renata d’Italia non piace alla sua base ma trionfa nei salotti radical chic

Renata Polverini e i suoi 
"vizietti" di sinistra

Dà fuoco alle polveri ma non brucia. Solleva polvere ma non inquina. Un po’ come quelle avvertenze che si leggono sui prodotti a rischio, le battute su Renata Polverini si sprecano.
Anche se gliele fanno, però, come accadeva fin dall’asilo, rigorosamente dietro le spalle.
Primo: perché lei appena si gira, sempre che le vada di voltarsi e di salutare prima di congedarsi, mette a posto tutti con uno sguardo. O con uno dei suoi sorrisi (che poi sono dello stesso genere dello sguardo). Secondo: perché lei adesso, anche se nonsisabeneperché (o forse lo si sa fin troppo bene) è una che conta. Forse non conterà troppi iscritti nel suo sindacato, l’Ugl (su questo punto torneremo fra poco), ma conta dove, dati i tempi che corrono, importa contare. Cioè nei salotti televisivi buoni che hanno sostituito le sale da tea di una volta. Nelle feste comandate, intendendo per tali non Natale e Pasqua, ma quelle che si danno tra piazza Navona e piazza Affari. Ai tavoli di consultazione e davanti a una telecamera con vista. Insomma lei, la nuova Renata d’Italia, c’è. Sempre. Ed è una sicurezza. Perché rappresenta un po’ la pasticceria finissima. Ovvero la sicurezza di un tempo, nei salotti buoni di un tempo. Quarantasette anni compiuti il 14 maggio, figlia di una delegata della Cisnal da cui ha appreso, fin da giovanissima, la passione e l’impegno per il sindacato, si è ritrovata a guidare, prima donna in Italia a ricoprire tale incarico, a 44 anni, l’Ugl. Acronimo che nulla a che vedere con la gioventù del littorio (pur essendo l’organizzazione sindacale della nuova destra), ma che sta per Unione generale del lavoro.
Già, la destra. Sarà perché viene da quella parte che Renata Polverini, nella sua straordinaria e fulminea carriera, si è presa sempre la precedenza. È accaduto nella corsa alla candidatura per il Governatorato della Regione Lazio. Dalle vie laterali di An erano infatti usciti Giorgia Meloni, ministro della gioventù e Andrea Augello, sponsorizzato dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Ma lei, la Renata dal turbo nel motore, è passata per prima, a gran velocità. E sotto l’Albero ha trovato il pacchetto-regalo della sua investitura ufficiale. Non è un mistero per nessuno che il suo turbo si chiami Gianfranco Fini. Molti considerano, e non a torto, Renata una sua creatura. Lui per primo ne avrebbe apprezzato l’eloquio e la sua capacità mediatica. E, come è giusto che sia, lei lo ripaga ogni volta che può definendosi finiana di ferro. Ma c’è anche un’altra corrente di pensiero che circola nell’orbita di Palazzo Madama, e cioè che sia vero l’esatto contrario. Che la Polverini sia il sintomo della crescita di Fini o meglio della sua autostima. Ragion per cui l’ex leader di An per salire di tono e andare a mettere i bastoni tra le ruote del Cavaliere si sta appoggiando a personaggi di grande abilità mediatica. Come lei, appunto. Solo che ogni volta che può lei strizza l’altro occhio a sinistra.
Fateci caso, sfogliate il suo personalissimo Bignami della sindacalista-modello e vi ritroverete decine e decine di frasi fotocopiate dal prontuario della Cgil. Illuminante la sua frase preferita: «Liberista mai. Sono per un socialismo buono e una migliore distribuzione della ricchezza. La redistribuzione capitalista è una favola perché i deboli si impoveriscono e i ricchi lo diventano a dismisura». In ogni caso la Cgil resta la motrice cui lei ha attaccato il vagoncino della sua Ugl per farla arrivare dove è arrivata. Nonostante i numeri che non ha. Già, perché il rapporto Censis numero 43 uscito fresco fresco parla chiaro: mentre è aumentato il numero degli iscritti ai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, che oggigiorno sono 14 milioni e 412.566 mila cioè 173.884 in più rispetto all’anno precedente; mentre la Confsal, la confederazione degli autonomi, conferma e migliora il suo quarto posto nel panorama nazionale, l’Ugl è l’unico sindacato a perdere iscritti. È passato infatti dai 2.145.995 del 2007 ai 2.054.063 del 2008. In altre parole, laggiù, nella base, qualcuno non ama la Polverini, perché 91 mila e passa iscritti in meno pesano. O almeno dovrebbero pesare quando ci si siede ai tavoli delle contrattazioni. Ma Renata i numeri non li dà. O almeno non ama darli. E se è vero che quelli del pubblico impiego sono molto più difficili da offuscare, è altrettanto vero che lei, regina della parlantina e incantatrice di intervistatori, ha buon gioco a parlare dei suoi trionfi sulla contrattazione sul fronte privato. Perché i numeri nel privato non sono noti. In quest’ambito Confindustria lascia liberi i suoi aderenti di sedersi al tavolo con chi meglio garba. E quindi chi strilla di più o vende meglio il suo fumo, fa più impressione.
Innegabilmente Polverini Renata la sua impressione la fa. Ha fascino, forse il fascino che a volte può suscitare una carte vetrata, ma ce l’ha. Indossa sempre pantaloni, per sottolineare la sua personalità determinata, ma vivaddio, pare non resista come gran parte delle donne al richiamo di scarpe, borse, camicette meglio se griffate. E nella sua Ugl ha voluto quasi tutte donne ai posti di comando e sottocomando. È un’ottima stratega che ha saputo cavalcare abilmente successi e amicizie. Ha la pelle dura e camaleontica che ogni politico indossa quando si butta nell’agone e fa promesse che non manterrà. A proposito di una che arriva da destra ma guarda spesso a sinistra, miss Polverini, pare abbia usato questo giro di parole: «Sono di destra come Cicciolina è vergine». Più certo è che Walter Veltroni, allora alla guida del Pd, le chiese di candidarsi per loro alle Politiche. Lei rifiutò lusingata e questo le servì per rimanere in un certo giro di tartine alla caviar-gauche. Così Giovanni Floris, uno degli chef prediletti da questo genere di intellighenzia ha preso ad invitarla sistematicamente nel suo Ballarò. Dimenticavamo: omaggiata ieri dell’attenzione del Fatto, della premiata ditta Travaglio & C, Renata Polverini sempre ieri è finita sotto i riflettori del Fatto quotidiano di Raidue, giusto per ringraziare. «Se c’è stima per me da parte della sinistra è un ulteriore riconoscimento per il mio lavoro e spero che continuino a pensarla in questo modo». Tranquilla, reginetta Renata. Lei non sarà simpatica a Bonanni e nemmeno ad Angeletti. Ma in compenso Epifani l’adora. Quanto a D’Alema lo ha definito «il mio politico preferito».

Dopo Fini, s’intende.

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